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LETTERE

disperato di salute dubito di terminar miseramente la vita.


Della medesima.


Q

UANDO non mi ritenesse più l’honore, che l’interesse del negotio, ch’io tratto in questa Città, credete mio Signore, che ’n vece di mandar questa lettera io stesso vorrei, non perche i mi faccia à credere di poter per mezo del saper mio (per usar que’ termini con i quali vi piace per avventura d’honorarmi troppo) remediar à quel dispiacere, alqual voi medesimo (se vorrete valervi della vostra prudenza) potrete rimediar meglio d’ogn’altro: ma per farvi conoscer, quanto bramo di servirvi. Non potendo per hora con la presenza farlo, io ’l fò con questa carta, ch’è da me mandata più per ubbedire, che per medicare. Così conteness’ella medicina, come contiene ubbidienza. Allo scriver che fate, voi mi parete più tosto disperato, che geloso: e, se voi siete disperato, al giuditio mio non potete esser innamorato: ma, se voi siete geloso, siete anche amante, perche la gelosia, è timor mesto d’alcuna speranza, e la speranza non si disgiunge da amore: ma la disperatione è certezza d’alcun male privo d’ogni speranza. La gelosia dunque è sempre congiunta con amore, e la disperatione è separata: ma voi forse, tuttoche le querele vostre sieno da disperato, non vorrete confessar, che la


dispe-