Pagina:Lettere (Andreini).djvu/122


D’ISABELLA ANDREINI. 49

disperatione habbia luogo in voi, sendoche la disperatione non hà che far con amore, direte dunque io son amante, & essendo amante non posso far di meno di non esser geloso, perche chi ama teme, e la gelosia non è altro che timore, dunque chi ama naturalmente teme, e naturalmente è geloso, alche risponderò io, che non è necessario à chi ama l’esser geloso, e mi valerò dell’argomento de i Logici, i quali (come sapete) dicono, che ciò, ch’è huomo è animale; ma ciò, ch’è animale non è huomo. Così chi è geloso veramente ama; ma ogniuno che ama, non è geloso; così ciò, ch’è gelosia è ben timore; ma ciò, ch’è timore non è gelosia; conciosia cosa che ’l timore conserva, & accresce amore; ma la gelosia lo scema, e la trasforma in rabbia, massimamente quand’è grande com’è la vostra, alla quale dan noia tante cose. Vorrei vedervi amante non geloso, e se pur geloso, che la gelosia non fosse molto grande, perche la gelosia è come l’acqua, che si getta sopra la calce, che, s’è poca, maggiormente l’infiamma, e s’è molta, l’estigue, per ciò guardate, che questa vostra gelosia in vece d’accrescer l’amoroso incendio, non l’ammorzi: e guardate similmente, ch’ella non vi faccia vedere quello, che non vedete, poiche questa malvaggia quando non è molto grande vede più che Argo: ma quando è tale qual me la dipingete in voi, è cieca più che Talpa. La Gelosia come vogliono molti è una passione, ch’altri hà, che alcun’altro non possieda, e non goda quello, ch’egli solo vorrebbe posseder, e godere. Intorno à questo


N          pensiero