Lettere (Andreini)/Lettera XCIII

XCIII. Della mala pratica delle Meretrici.

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XCIII. Della mala pratica delle Meretrici.
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Della mala pratica delle Meretrici.


I
O son astretto à maravigliarmi grandemente di voi, havendo inteso per cosa certa, che non così tosto arrivaste in Venetia, che poco ricordevole de’ vostri importantissimi negotij, per liquali di qui vi partiste, e de’ miei fedeli ricordi, che tanto d’haver cari mostraste, vi siete lasciato cader totalmente in braccio à i sensi, dandovi affatto in preda d’una vile, e dishonesta Femina. Forse, ch’io prima non v’avertij? forse, ch’io non vi dissi più volte quanto sia dannosa, e biasimevole così fatta prattica? sarà egli possibile, che non vogliate accettar gli avvertimenti de’ vostri amici? sarà egli possibile, che non vogliate levarvi dà così stolta impresa? perdonatemi, se dico così, e considerate a gli infiniti difetti, che infettano (per quanto

[p. 86r modifica]intendo) la Donna, che voi amate così haverete ottimo rimedio per ridur le vostre piaghe in cicatrici. Ma che? io dubito, e non senza mia grave doglia, che voi siate sì pazzamente in tal’amor internato, che cieco in tutto o non vediate i suoi mancamenti, o vedendogli vi paian gratie? Ohime tanto può dunque in voi una soave; ma traditrice parola, una mentita bellezza, un modo lusinghiero, un’atto astuto, un’arte di Circe, una frode amorosa, una rete incantata, un feminil inganno, un laccio dannoso, un ciglio bugiardo, un’animo finto, un cuor simulato, una fede mendace, un ghigno fraudolente, una breve stilla di pianto, un sospir tronco, un leggiero toccar di mano, un molle bacio, pieno d’insidie, una grata: ma perfida accoglienza, uno sdegno lieve artificioso, una repulsa pietosamente cruda, una pace piena di guerra, e finalmente un vaso colmo di menzogne, e di tradimenti? Deh piaccia à Dio di farvi gratia, che vi torni lo smarrito intelletto, siche possiate quanto prima ritrar il piede da così fatta impresa, ch’è per voi impresa di vergogna, e di danno. Risvegliatevi hormai, aprite gli occhi, e vedete come siete vicino al precipitio. Brutta cosa amar donna, ch’altro non ha per obbietto, che l’utile, che fa di se copia à chiunque la richiede, che non contenta d’essercitar nella sua casa le sue sporche lascivie, stimolata dall’avidità và dov’è chiamata, e bene spesso con persone vili trattiensi. Oh quanto sarebbe meglio habitar con le serpi, che haver commertio di simili ribalde. Io vi prego con ogni affetto di [p. 86v modifica]cuore, per l’amicitia, ch’è trà noi, e per la riputation vostra à partirvi quanto prima di Venetia, accioche da voi si parta così sconcio desiderio. L’error si dee corregger quando si può, e non v’ha dubbio, che si può quando si vuole; nè vi paia impossibile il partirvi da questa vostra Lamia, e ’l disamarla, che quando à ciò far vi risolviate, vi sarà facilissimo, nascendo Amore dalla nostra libera volontà, senza ’l cui consenso, quasi corpo senz’anima egli viver non può. Il non vedere, il non conversar con la cosa amata, e l’allontanarsi da lei è perfetto rimedio per liberarsene. Partitevi dunque, e venite dove siete tanto desiderato, & amato, con che fine mi vi raccomando in gratia, e prego Iddio, che vi dia tanto di conoscimento, e di ragione, che non vi siano discari i miei fedeli consigli.