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D’ISABELLA ANDREINI. 86

intendo) la Donna, che voi amate così haverete ottimo rimedio per ridur le vostre piaghe in cicatrici. Ma che? io dubito, e non senza mia grave doglia, che voi siate sì pazzamente in tal’amor internato, che cieco in tutto o non vediate i suoi mancamenti, o vedendogli vi paian gratie? Ohime tanto può dunque in voi una soave; ma traditrice parola, una mentita bellezza, un modo lusinghiero, un’atto astuto, un’arte di Circe, una frode amorosa, una rete incantata, un feminil inganno, un laccio dannoso, un ciglio bugiardo, un’animo finto, un cuor simulato, una fede mendace, un ghigno fraudolente, una breve stilla di pianto, un sospir tronco, un leggiero toccar di mano, un molle bacio, pieno d’insidie, una grata: ma perfida accoglienza, uno sdegno lieve artificioso, una repulsa pietosamente cruda, una pace piena di guerra, e finalmente un vaso colmo di menzogne, e di tradimenti? Deh piaccia à Dio di farvi gratia, che vi torni lo smarrito intelletto, siche possiate quanto prima ritrar il piede da così fatta impresa, ch’è per voi impresa di vergogna, e di danno. Risvegliatevi hormai, aprite gli occhi, e vedete come siete vicino al precipitio. Brutta cosa amar donna, ch’altro non ha per obbietto, che l’utile, che fa di se copia à chiunque la richiede, che non contenta d’essercitar nella sua casa le sue sporche lascivie, stimolata dall’avidità và dov’è chiamata, e bene spesso con persone vili trattiensi. Oh quanto sarebbe meglio habitar con le serpi, che haver commertio di simili ribalde. Io vi prego con ogni affetto di


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