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LETTERE

figura altro amante, il quale per eterna mia doglia veggo arricchito del pretiosissimo tesoro della gratia vostra, e perche ’l mio tormento non habbia fine, tutto che all’apparir del Sole si dilegui il sogno in compagnia dell’ombra (sogno che non è stato senza lagrime) egli però hà potuto in me tanto co’ notturni fantasmi, ch’io non posso ancorche i’ sappia d’haver sognato, non creder alle vedute mie pene, così son elleno internate nel tormentoso mio cuore, talmente, che non sol de i veri: ma de i finti dolori, mi convien sentire passione grandissima.


Della mala pratica delle Meretrici.


I

O son astretto à maravigliarmi grandemente di voi, havendo inteso per cosa certa, che non così tosto arrivaste in Venetia, che poco ricordevole de’ vostri importantissimi negotij, per liquali di qui vi partiste, e de’ miei fedeli ricordi, che tanto d’haver cari mostraste, vi siete lasciato cader totalmente in braccio à i sensi, dandovi affatto in preda d’una vile, e dishonesta Femina. Forse, ch’io prima non v’avertij? forse, ch’io non vi dissi più volte quanto sia dannosa, e biasimevole così fatta prattica? sarà egli possibile, che non vogliate accettar gli avvertimenti de’ vostri amici? sarà egli possibile, che non vogliate levarvi dà così stolta impresa? perdonatemi, se dico così, e considerate a gli infiniti difetti, che infettano (per quanto


intendo)