Lettere (Andreini)/Lettera LXXV

LXXV. Del servir in Corte.

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LXXV. Del servir in Corte.
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Del servir in Corte.


M’
E stato detto, ch’avete animo d’accommodarvi in Corte, ilche mi par, che sia un volervi discommodar, per sempre, & un volervi far volontariamente Schiavo, legato con catene, d’altro, che di ferro. Se sapeste quanto poco patroni di lor medesimi sono i Corteggiani, vi verrebbe altra voglia. Se vi disponete d’andar à vivere,

Nel publico spedal delle speranze,

Per dir, come dice quel nostro amico, disponetevi ancor di fare stomaco di Gallina, sonno di Tasso, e piè di Cervo. Imparate à sopportar le ingiurie allegramente, e ridendo, con proposito di ringratiar, chi ve le farà, risolvetevi di prometter à tutti quelli, che ricorreranno à voi, per favori di far buon offitio col Signore, bevendo subito, l’onda di Lete, non mantenendo, nè promessa, nè fede, nè giuramento, e sopra tutto fate una deliberatione gagliarda, d’haver nelle trasformationi à vincer Teti, Proteo, & Acheloo; e perche la bontà, in Corte, il più delle volte nuoce, non vi curate d’esser troppo buono. I Corteggiani buoni son rari. Se vedrete in Corte favorir uno, benche nol meriti, vi bisognerà dire, ch’egli è ben fatto, e perche quivi la ruota di Fortuna gira più veloce, il doppio, che altrove, tosto, che avverrà, che quel tale si [p. 70v modifica]vegga precipitar, da sommo, ad imo, non mancherete anche voi, di darli la vostra spinta. Se ’l Signore s’adirerà con alcuno, & voi aggiungerete stimoli all’ira: se li griderà, entrerete anche voi di mezo à darli torto: se alcuno è per andar innanzi, cercate con destro modo, di tagliargli la via: se alcuno è amato, vedete di trovargli alcun difetto, che niuno v’è senza, e fate nascer occasione, che si scuopra; ma siate avvertito di far ciò ridendo, perche non paia malignità, onde voi ne cadiate in mala cosideratione, appresso ’l Principe, ilquale haver non dee molta fede, in colui, che biasima il Compagno, che in ogni modo il direte; e se l’offeso il risaprà, direte haverlo detto per burla. A quanti serviranno con voi, non farete scarso d’inchinarvi, fino in terra, cavando loro la beretta, o ’l capello, col vostro baciamano, servitore, schiavo di quella, & altre adulationi così fatte, riputate hoggidì somme virtù, e se non vi dà l’animo di saper adulare, non andate in Corte, perche bisogna, che ’l vero Corteggiano parli sempre, con l’adulatione in bocca. Fate d’haver la vista più acuta di Lince, e se vedete alcuno à cui habbiate promesso aiuto, o favore, che vi si voglia accostare (parlo con voi, come se foste Corteggiano) fuggite l’incontro, volgete il viso altrove, fingendo di non vederlo, mettendo l’ale à i piedi, per tosto fuggirlo, e se per sorte v’arriva addosso, così improviso, che non possiate schermirvi, e che vi dimanda del suo negotio, fingete una prontezza troppo grande, col dirgli. Hieri haveva principiato à far il servitio, e quando io [p. 71r modifica]voleva conchiudere, furono portate certe lettere al Signore, che molto lo travagliarono, e guastarono la facenda; ma per la prima occasione non mancherò, e subito partitevi. Se alcuna volta, essendo voi in camera col Principe, il misero vi farà per alcuno ricordar la sua causa, mandategli à dire, che havete in mente di servirlo, un’altra volta direte, che ’l Signore è un poco indisposto, o che ha pensieri noiosi, e che bisogna star aspettando, ch’egli sia di humor allegro, accioche la cosa riesca bene, un’altra volta mostrerete d’esser voi affacendato, e di non poter dar udienza, un’altra l’accoglierete freddamente, dicendo, io gli ho detto il bisogno, e non ho potuto haver risposta, overo, ch’egli disse ci penseremo sopra, o che rise, o che si volse altrove, mutando ragionamento, talche l’infelice sarà sforzato ad intendere, e per disperatione non vi comparirà più innanzi. Vi converrà esser perfetto servitor di Dame, e per ciò porrete cura di non esser mai trovato, senza quella affettata usanza d’haver legato al braccio, o attaccato, dove meglio vi parerà alcun favoruccio, se doveste comperarlo, o far come fan certi Corteggianetti spelatelli, i quali si servono de i crini (voi m’intendete) e ’ntrecciandoli, dicono esser capegli delle lor favorite. Vi bisognerà saper trattenerle con favole, e con giuochi. Se haverete in memoria quantità di versi, tolti in quà, e ’n là, per potergli recitar secondo le occasioni, non sarà se non bene. In Corte bisogna far professione, di più, che ordinaria politezza; ma del vostro, che in quanto a quel del Padrone, fa di [p. 71v modifica]mestiero d’haver l’occhio al risparmio, e non alla spesa. Tallhora l’esser faceto giova, e tallhora il tener più gravità, che non tengono i grandi di Spagna, presso a i semplici, non nuoce. Haverete la lingua più arrotata nel male, che pronta nel bene. Non vi curerete di mangiar freddo, di tovagliolin bianco, di forcina, o di coltello, ma sarete contento di valervi del costume di Diogene, ilquale non voleva altro Scalco, nè altro Trinciante, che le sue mani. A Tavola l’esser presto, come se v’essercitaste, per combatter in isteccato, vale assai, dove non bisogna parlare, nè tener gli occhi fermi ad una sola vivanda, nel levarvi poi, non vi scorderete lo stecco da nettarvi i denti, e col vostro ferariuolo, o con la vostra cappa su la spalla (che non si cava, finche non si và a letto) tornerete alla servitù. V’avezzerete d’andar à dormir tardi, e di levarvi à buon’hora; non vi discosterete un punto dalla speranza, nè dall’invidia. Sopportere volontieri ogni sorte di fatica, & ogni sorte di carico, ristorandovi poi quando ’l Padrone vi favorirà, mettendovi al solito la mano addosso, e dicendovi alcun suo particolare di bassa mano, con un ghignetto all’usanza. Non vi turberete, se vi vedrete men favorito, dopò la servitù di molt’anni, di quello, che sarà uno, appena veduto. Ricordatevi di tener sempre apparecchiati gli stivali, e gli sproni, per poter ad un subito sdegno del Signore levarvi giù del suo stato; e s’anderete alla lunga nell’ottener alcuna gratia, non vi sia noioso, perche la Corte non è corta; ma lunghissima nel far a chi merita benefitio. [p. 72r modifica]Sò che vi parerà, ch’i’ habbia detto molto; ma credetemi, c’ho detto poco in questa materia, come dall’esperienza, vera maestra del viver del Mondo, sarete appieno informato. Vi bacio le mani, e prego Iddio, che vi levi da così fatto pensiero.