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D’ISABELLA ANDREINI. 70

Del servir in Corte.


M’

E stato detto, ch’avete animo d’accommodarvi in Corte, ilche mi par, che sia un volervi discommodar, per sempre, & un volervi far volontariamente Schiavo, legato con catene, d’altro, che di ferro. Se sapeste quanto poco patroni di lor medesimi sono i Corteggiani, vi verrebbe altra voglia. Se vi disponete d’andar à vivere,

Nel publico spedal delle speranze,

Per dir, come dice quel nostro amico, disponetevi ancor di fare stomaco di Gallina, sonno di Tasso, e piè di Cervo. Imparate à sopportar le ingiurie allegramente, e ridendo, con proposito di ringratiar, chi ve le farà, risolvetevi di prometter à tutti quelli, che ricorreranno à voi, per favori di far buon offitio col Signore, bevendo subito, l’onda di Lete, non mantenendo, nè promessa, nè fede, nè giuramento, e sopra tutto fate una deliberatione gagliarda, d’haver nelle trasformationi à vincer Teti, Proteo, & Acheloo; e perche la bontà, in Corte, il più delle volte nuoce, non vi curate d’esser troppo buono. I Corteggiani buoni son rari. Se vedrete in Corte favorir uno, benche nol meriti, vi bisognerà dire, ch’egli è ben fatto, e perche quivi la ruota di Fortuna gira più veloce, il doppio, che altrove, tosto, che avverrà, che quel tale si veg-


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