Lettere (Andreini)/Lettera CXX

CXX. Delle lodi d’Amore.

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CXX. Delle lodi d’Amore.
Lettera CXIX Lettera CXXI
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Delle lodi d’Amore.


S
E le cose ornate di celeste bellezza, di singolar virtù, d’honorate creanze, di costumi nobili, e d’altri eccellenti, e segnalati doni (dolce Signor mio si debbono amare) voi, che di tutte queste doti nobilissime siete adorno, meritate ch’io v’ami, anzi pur (se m’è lecito il dirlo) ch’io v’adori: e se niun’è tenuto alle cose impossibili, à me certo è impossibile il non amarvi, e ’l contradir ad Amore, dunque non son tenuta à farlo; e se Amore è vero principio, buon mezo, & ottimo fine d’ogni nostra felicità, perche ho io da

[p. 118r modifica]far resistenza alla forza sua? certo ch’io non debbo pensarlo, non che farlo: e benche ’l fuoco, che per voi porto nel seno sia cocentissimo, io però godo nè bramo, che l’amorosa mia fiamma si muti in alcun’altra, che men’ardente sia. S’Amor tien le chiavi di quanto chiude la Terra, e ’l Cielo, perche devrò sdegnarmi, ch’egli tenga le chiavi del cuor mio? S’Amor è quella vera virtù, e quell’alta potenza, che al governo di questo basso Mondo, assistendo le cose di quà giù à quelle di là sù, con pungente, e gradito sprone conduce, perche non ho io da contentarmi, ch’egli fattosi della vostra bellezza sprone mi levi da tanta mia bassezza, & ignobiltà, e mi conduca à fruire il sommo bello? egli con esca soave dolcemente m’infiamma, e mi fa così dolci i martiri, e le pene, che ben posso dir anch’io, che le pene d’Amore tormentando dilettano. Io dunque vi prometto di far continuamente quanto Amor mi comada, poich’egli (bontà sua) s’è degnato di prestarmi l’ali, affinch’io m’alzi tant’alto, che da raggi divini illustrata conosca il Sol, che vediamo esser oscurissima notte à par di quel Sole, ch’ei fa, ch’io vegga. Io alzata per me stessa à tanta luce non sarei mai. Prometto ancora d’amarvi mentre, c’haverò vita, conoscendo di quant’utile mi sia quest’amore, poiche la bellezza vostra m’è vera scala, per veder la celeste. Così potess’io haver mille occhi, e mille cuori per meglio vederla, e per più di cuore amarla.Vi bacio quelle mani, che d’infrangibil catena legarono la mia libertà.


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N
On sò, se sia vero, o se pur è un sogno quello, che m’è avvenuto. A me par impossibile, che m’abbiate tradita: ma ohime, che s’io vorrò tornar in me stessa conoscerò, ch’egli è pur troppo vero. O crudo, ò discortese, hora conosco il mio male sempre da voi essere stato coperto con un velo d’inganni dolci, e soavi: ma poich’io conosco l’error mio, cagionato dall’ingratitudine vostra, son risoluta di farvi contento della mia morte; Se ’n voi è morta la fede, e la pietade, perche voglio io più viver al mondo? Ah non consentan le stelle. Venga, venga pur morte, e con un solo de’ suoi sospiri finisca questi innumerabili, che m’escono continuamente del petto. Ma che ragiono io di morte? come può morir chi non ha cuore? il mio cuor, e la mia vita havete voi nelle mani, e se l’uno, e l’altra non mi rendete, io non posso come vorrei terminar i miei giorni; rendetemi dunque ingrato il mio cuore, e la mia libertà, che rendendomi la libertà mi renderete la vita, e rihavuta, ch’i’ l’habbia sarò di nuovo pronta à perderla, per sodisfar alla vostra empietà. Misera ben è vero, che non sì tosto sparisse la nebbia al vento, nè così tosto si disperde la neve al Sole, come tosto sono spariti gli amorosi miei contenti. O lusinghiero, ò dispietato, ecco pur finalmente scoperto il mentito, e simulato desiderio vostro. In qual cuore sì tosto spente giamai si videro le amorose fiamme? in qual animo fu per così poco

[p. 119r modifica]spatio la fede? in qual altro intelletto fu così poco conoscimento d’un’amor non finto, e d’una lealtà non simulata? dunque per amarvi merito esser da voi odiata? dunque per riverirvi merito esser disprezzata? ò disleale perche con tante simulationi rubbarmi la mia cara libertà, se l’animo vostro era di non gradirla? Fate voi forse queste heroiche prodezze, con tutte le donne incaute, come sono stata io? ah volubile, tendete pur le reti de’ vostri inganni, & i lacci delle vostre insidie à qual donna vi piace, che niuna sarà mai, così facile à rimaner presa, e legata com’io già fui. O vero, e solo nemico della mia pace, per qual cagione tanta fierezza? ma se pensate d’andar lungo tempo invendicato di tanta offesa, ingannate voi stesso, conciosiacosache, non dee sperar bene colui, che malamente opera. Voi novello Caligorante rimarrete finalmente preso, e legato da vostri propri lacci, senza speranza di liberarvi giamai; questo mi promette la giustitia del Cielo, che mai non lascia gli errori de’ mortali, senza punitione.