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D’ISABELLA ANDREINI. 119

tio la fede? in qual altro intelletto fu così poco conoscimento d’un’amor non finto, e d’una lealtà non simulata? dunque per amarvi merito esser da voi odiata? dunque per riverirvi merito esser disprezzata? ò disleale perche con tante simulationi rubbarmi la mia cara libertà, se l’animo vostro era di non gradirla? Fate voi forse queste heroiche prodezze, con tutte le donne incaute, come sono stata io? ah volubile, tendete pur le reti de’ vostri inganni, & i lacci delle vostre insidie à qual donna vi piace, che niuna sarà mai, così facile à rimaner presa, e legata com’io già fui. O vero, e solo nemico della mia pace, per qual cagione tanta fierezza? ma se pensate d’andar lungo tempo invendicato di tanta offesa, ingannate voi stesso, conciosiacosache, non dee sperar bene colui, che malamente opera. Voi novello Caligorante rimarrete finalmente preso, e legato da vostri propri lacci, senza speranza di liberarvi giamai; questo mi promette la giustitia del Cielo, che mai non lascia gli errori de’ mortali, senza punitione.


Scherzi amorosi, & civili.


Q

UEL dì, che vostro divenni (spirito del cuor mio) provai stato tranquillo, dolce riposo, e vita felice. Allhora conobbi quanto siano fortunati coloro, che dal giro cortese di duo begli occhi, e dall’oro di due bionde treccie sono mossi e legati. O giorno per me memo-


rabile,