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LETTERE |
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On sò, se sia vero, o se pur è un sogno quello, che m’è avvenuto. A me par impossibile, che m’abbiate tradita: ma ohime, che s’io vorrò tornar in me stessa conoscerò, ch’egli è pur troppo vero. O crudo, ò discortese, hora conosco il mio male sempre da voi essere stato coperto con un velo d’inganni dolci, e soavi: ma poich’io conosco l’error mio, cagionato dall’ingratitudine vostra, son risoluta di farvi contento della mia morte; Se ’n voi è morta la fede, e la pietade, perche voglio io più viver al mondo? Ah non consentan le stelle. Venga, venga pur morte, e con un solo de’ suoi sospiri finisca questi innumerabili, che m’escono continuamente del petto. Ma che ragiono io di morte? come può morir chi non ha cuore? il mio cuor, e la mia vita havete voi nelle mani, e se l’uno, e l’altra non mi rendete, io non posso come vorrei terminar i miei giorni; rendetemi dunque ingrato il mio cuore, e la mia libertà, che rendendomi la libertà mi renderete la vita, e rihavuta, ch’i’ l’habbia sarò di nuovo pronta à perderla, per sodisfar alla vostra empietà. Misera ben è vero, che non sì tosto sparisse la nebbia al vento, nè così tosto si disperde la neve al Sole, come tosto sono spariti gli amorosi miei contenti. O lusinghiero, ò dispietato, ecco pur finalmente scoperto il mentito, e simulato desiderio vostro. In qual cuore sì tosto spente giamai si videro le amorose fiamme? in qual animo fu per così poco spa-
tio |