Le supplici (Eschilo)/Quarto canto intorno all'ara
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QUARTO CANTO INTORNO ALL’ARA
Ricominciano le evoluzioni intorno all'ara, piú agitate, in conformità al momento dell'azione.
Strofe I
O terra alpestre, o d’ogni onor segnacolo,
che mai faremo? In quale mai dell’Apio
suol buio anfratto troverem ricovero?
Oh! se negra caligine
divenissi io, finitima
ai nugoli di Giove,
o polvere invisibile
che senza penne alto per l’aere muove!
Antistrofe I
Non giunga un mal senza riparo! Torbido
mi balza il cuor per la scoperta infausta
del padre: manca nel terror lo spirito.
Strette vogliam d’un laccio
fatale esser nei vincoli,
pria che questi nefandi
mariti a noi s’appressino:
prima su noi defunte Ade comandi.
Strofe II
Come ascendere io posso un trono etèreo
dove l’acquosa neve si compagina,
o un’impervia precipite
persa nel ciel, soletta
rupe, rifugio ai vúlturi,
che dall’eccelsa vetta
vegga piombare me, prima che a queste
mi costringa il destin nozze funeste?
Antistrofe II
Preda allora dei cani essere, e pascolo
non mi rifiuto dei montani aligeri.
Poi che la morte libera
d’ogni querulo male.
Morte vo’, pria che simile
talamo nuzïale.
Quale aprirmi potrò fuggiasca via
che dalle nozze libertà mi dia?
Strofe III
La voce alta ne l’ètere
lancia, e supplici canti innalza ai Superi,
che salva dai perigli
te rimandâro. O padre, e non benevoli
su chi protervo infuria
china i tuoi giusti cigli;
ma noi prostrate al soglio tuo proteggi,
possente Re che l’universo reggi.
Antistrofe III
Poi che la maschia egizia
schiatta, per tracotanza insopportabile,
sull'orme mie si lancia,
che in folle fuga erro con alti gemiti,
e a forza tenta cogliermi.
Ma tu della bilancia
governi il giogo. E che possiamo noi
nati alla morte, quando tu non vuoi?