Le supplici (Eschilo)/Terzo episodio

Terzo episodio

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Eschilo - Le supplici (472 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Terzo episodio
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TERZO EPISODIO


danao
Saggi son questi voti, ed io li approvo.
Tremore adesso non vi colga, udendo
dal padre un nuovo ed inatteso evento.
Io da questa vedetta asil dei supplici
scorgo la nave. Assai chiara è l’insegna.
Distinguo i panni delle vele, e ai fianchi
della nave le stuoie; e gli occhi avanti
spinge la prora che la via distingue,
e del timone, che all’opposta banda
guida la nave, alla odiosa voce
troppo obbedisce. Ed i nocchieri vedo,
negri le membra in vesti bianche, e tutta
dell’altre navi la cospicua flotta.
E l’ammiraglia già le vele ammaina,
e, presso a terra, a tutto scroscio remiga.
     Tranquille ora, serene or vi conviene
fissar gli eventi, ed in oblio non porre

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questi Numi. Fra poco, aiuti d’arme
e patroni recando, io qui sarò.
Verrà forse un araldo o un qualche messo,
per via condurvi, e rïaver la preda.
Ma di ciò nulla esito avrà. Timore
non concepite. Ad ogni modo è meglio
che, qualora indugiar debba il soccorso,
non poniate in oblio questo rifugio.
Fa’ cuor. Col tempo, al giorno scritto, l’uomo
che i Numi spregia, sconterà la pena.
coro
Strofe
Io temo, o padre! Le veloci navi,
né lungo tempo andrà, qui giungeranno.
     Tutta m’invade, mi cerchia terrore
che a nulla valga l’errante mia fuga.
Per lo spavento già manco, o padre!
danao
Figlie, poi che gli Argivi il voto diedero,
pugneranno per voi, certo: fate animo!
coro
Strofe
Sola non mi lasciar, padre, ti prego.
Nulla è, sola, una donna, e nulla vale.
     E di rovina, di mal sono artefici

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quelli, sono empî di cuore, son cani
che niun rispetto nutron dell’are.
danao
Per noi vantaggio esser potrebbe, o figlie,
se ai Numi, oltre che a noi, vengono in odio.
coro
Antistrofe
Non timor del tridente o delle sacre
bende le mani lor frenerà, padre!
     Troppo superbi nell’empio furore,
gonfi di rabbia, con foia di cani,
rispetto alcuno non hanno dei Numi.
danao
Fama è che piú dei cani i lupi valgano;
né cede al frutto del papiro il grano1.
coro
Ma di stolti empî mostri anche la furia
hanno — convien badar che non prevalgano.
danao
Una schiera sbarcar non è sollecita
faccenda, e non l’approdo, né le gomene

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fissar secure a terra; e quando l’ancore
gittano, i navichieri non si fidano
alla prima cosí, specie se giungano
calando il sole, a spiaggia importuosa:
per un saggio nocchier, madre è la notte
di pensiero e di pene. Onde non facile
sarà lo sbarco a lor, pria che l’ormeggio
assecuri le navi. Or tu fa senno,
né trascurar, per lo sgomento, i Numi.
Io vado intanto, e cerco soccorsi. Argo
non darà biasmo a questo araldo, vecchio
d’anni, e di senno giovane e facondo.
Danao parte.


Note

  1. [p. 351 modifica]Il testo dice: Βύβλου δὲ καρπὸς οὔ κρατεῖ στάχυν. Intendo che le due piante siano assunte come rispettivi simboli dei due paesi; asserendosi che, come il grano è piú nutriente del papiro, cosí gli Argivi valgono piú degli Egiziani.