Le poesie di Catullo/67
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | 66 | 68 | ► |
— O grata al genitore, grata al dabben marito,
Salve, e te Giove favoreggi ognora,
Porta, che a Balbo, è fama, allora hai ben servito
Che il vecchio in queste case avea dimora.
5Ma assai male il servisti, quand’ei stecchito giacque,
E a te sen venne l’ammogliato erede.
Come cangiar potesti? Di’, come non ti spiacque
All’antico padron romper la fede? —
— Così a Cecilio piaccia, a cui passata io sono,
10Colpa, o Quinto, io non ci ho, ben ch’altri il dica;
E ch’io son rea, nessuno, nessun può dirlo a buono,
Fuor che la plebe alle fandonie amica.
Basta ch’ella s’accorga d’una qualche sconcezza,
Schiamazza tosto: È tua la colpa, o porta. —
15— Fai presto ad asserirlo. Che n’abbia ognun certezza,
E veda e tocchi il fatto stesso, importa. —
— Ma che poss’io? Per altro, chi vuol saperne nulla?-
— Io: con me puoi chiamar gatta la gatta. —
— In primis dunque, è falso, ch’io tradii la fanciulla.
20Lo sposo, è ver, l’avea lasciata intatta;
Che pendulo e qual bieta molle il suo pugnaletto
Mai non s’ergea della cintura a mezzo;
Ma, dicesi, che il padre montò del figlio il letto,
E la povera casa empì di lezzo:
25O che l’empio suo core di cieco amore ardesse,
O sapendo il figliuol non buono a nulla,
Volle mettere a prova, s’ei tanto nerbo avesse
Da slacciare la zona a una fanciulla. —
— Tu mi parli d’ un padre di mirabil pietà,
30Che della nuora in sen lo schizzo fe’;
Ma ben altri ripeschi dice sapere e sa
Brescia che del Cicnèo colle sta appiè,
Brescia, cui molle e biondo il Mella a mezzo sega,
Brescia la madre della mia Verona. —
35— Di Cornelio e Postumio racconta essa la frega,
Coi quali ordì colei la tresca buona.
Diran: Ma come sai tutti questi pasticci,
Se mai dal limitar lungi non vai?
Come udir qui confitta codesti chiacchiericci,
40S’altro che aprire e chiudere non sai?
Spesso udito ho colei furtiva con le fanti
Rivangar le sue tresche e nuove e vecchie,
E pronunziava i nomi c’ho detto poco avanti,
Chè non temeva in me lingua nè orecchie;
45E poi dicea d’un tale, che non va nominato,
Perch’ei non torca il rosso sopracciglio:
È un lasagnon, che avvolto in gran litigj è stato
Per la bindoleria d’un falso figlio.