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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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Egnazio ha bianchi — i denti, e però ghigna
     Di tutto. Mira — in su la scranna un reo?
     Ei ghigna, e proprio — allor che l’oratore
     Eccita al pianto. — Al rogo d’un pietoso
     5Figlio si geme? — e l’orba madre piange
     L’unica prole? — Ei ghigna. Ad ogni evento,
     Checchè egli faccia, — ovunque vada, ei ghigna.
     È questo il suo — debole, e affè, non troppo
     Bello ed urbano. — O buon Egnazio, un mio
     10Consiglio ascolta: — Ove Roman tu fossi,
     Ovver Sabino, — o Tivolese, o pinzo
     Umbro, o grassone — etrusco, o Lanuino
     Moro e sannuto, — o Traspadan (perch’io
     I miei non lasci) — o infin chi più ti piaccia
     15Che lavi i denti — a modo, io pur vorrei
     Tu non ghignassi — in ogni loco e sempre:
     Chè nulla è sciocco — a par d’un sciocco riso.
     Sei Celtibero, — e in Celtiberia ognuno
     Pulisce i denti — e le gengive arrossa
     20Col proprio piscio — ogni mattina. Or dunque
     Quand’uno i denti — ha più forbiti, è chiaro
     C’ha più d’orina — in quel mattin bevuto.