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trad. da Mario Rapisardi | 41 |
Bastava un tenue carme, due versi
Di quei più flebili, che su la cetera
9Dicea Simonide di pianto aspersi.
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Egnazio ha bianchi — i denti, e però ghigna
Di tutto. Mira — in su la scranna un reo?
Ei ghigna, e proprio — allor che l’oratore
Eccita al pianto. — Al rogo d’un pietoso
5Figlio si geme? — e l’orba madre piange
L’unica prole? — Ei ghigna. Ad ogni evento,
Checchè egli faccia, — ovunque vada, ei ghigna.
È questo il suo — debole, e affè, non troppo
Bello ed urbano. — O buon Egnazio, un mio
10Consiglio ascolta: — Ove Roman tu fossi,
Ovver Sabino, — o Tivolese, o pinzo
Umbro, o grassone — etrusco, o Lanuino
Moro e sannuto, — o Traspadan (perch’io
I miei non lasci) — o infin chi più ti piaccia
15Che lavi i denti — a modo, io pur vorrei
Tu non ghignassi — in ogni loco e sempre:
Chè nulla è sciocco — a par d’un sciocco riso.
Sei Celtibero, — e in Celtiberia ognuno
Pulisce i denti — e le gengive arrossa
20Col proprio piscio — ogni mattina. Or dunque
Quand’uno i denti — ha più forbiti, è chiaro
C’ha più d’orina — in quel mattin bevuto.