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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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O Sirmione — o vago occhio di quante
     Isole e terre — in chiari laghi e in vasti
     Mari sopporti — il duplice Nettuno,
     Come di cuore — e quanto lieto io torno
     5A vagheggiarti! — A me quasi non credo
     Aver la Tinia — e di Bitinia i campi
     Lasciati, e gli occhi — in te bear securo.
     Oh, qual’e mai — felicità più bella,
     Che dopo lungo — e faticoso errore
     10Stanchi tornare — al focolar paterno,
     E d’ansie scevri — e liberi del peso
     D’aspri pensieri — in sul bramato letto

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     Stender le membra — in placida quiete?
     Di tanti affanni — il solo premio è questo.
     15Salve tu dunque, — o Sirmion leggiadra,
     E omai ti godi — il tuo signor; godete
     Voi pur del lago — onde lidie, e con quanto
     Scroscio di risa — è in voi tutte ridete.