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34 | Le poesie di Catullo |
Stender le membra — in placida quiete?
Di tanti affanni — il solo premio è questo.
15Salve tu dunque, — o Sirmion leggiadra,
E omai ti godi — il tuo signor; godete
Voi pur del lago — onde lidie, e con quanto
Scroscio di risa — è in voi tutte ridete.
32
Vuoi tu permettermi, Ipsitilluccia,
Mio dolce còccolo, bellezza mia,
3Che teco, a vespero, men venga a cuccia?
Se sì, di grazia, fa’ che non sia
Da qualche zotico sprangato l’ uscio;
6Nè aver tu l’uzzolo d’uscir dal guscio.
Sta’ in casa, e apprestami quel che sai tu,
Però che devono le bestie nostre
9D’un fiato correre ben nove giostre.
E di far subito ti prego inoltre:
Pranzai, son sazio, sto a pancia in su,
12E sfondo, scusami, camicia e coltre.