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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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Furio ed Aurelio, di Catullo fidi
     Compagni, o ch’ei l’estrema indica sponda
     Penetri, ove l’eòa fragorosa onda
                    4Percote i lidi,

O dove Ircania gela o Arabia odora,
     Tra’ Saci e i Parti armati di saette,
     O ver là dove i mari il Nil per sette
                    8Foci colora;

O di Cesare Magno, oltre i tremendi
     Varchi dell’Alpi, visiti i trofei
     E il Ren gallico e il lido ultimo dei
                    12Britanni orrendi;

Voi presti ad affrontar seco gli eventi,
     Qualunque dei Celesti il voler sia,
     Questi recate a la fanciulla mia
                    16Non lieti accenti:

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Viva ella e goda, e dei trecento ciacchi,
     A’ cui fianchi avvinchiata ella si tiene,
     Nessuno amando, a ciaschedun le schiene
                    20Avida fiacchi;

Nè cura più dell’amor mio si prenda,
     Che per colpa di lei cadde, qual grato
     Fior, cui passando al margine del prato
                   24L’aratro offenda.