LVI - S. Bartolommeo

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LV LVII
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S. BARTOLOMMEO.


LVI.


S
Ituata di contro all’angolo orientale della Fiera suddetta, e fondata insieme coll’annesso Convento da Cremosano Crema nobile Cittadino di Bergamo a favore degli Umiliati l’anno 1210. e dopo la loro soppressione, ufiziata da i Dominicani, e da’ medesimi riedificata e perfezionata negli anni 1603. e 1642. con disegno di Antonio Maria Caneva, e a dì nostri ancora di sontuosi Altari e Pitture arricchita. La Facciata non è stata fatta che per la metà; e l’architettura n’è buona. Allato alla medesima sono osservabili due Medaglie incastrate nel muro del Convento, scolpite in marmo di Massa coll’effigie a mezzorilievo di San Domenico, e di San Pier Martire, di scarpello molto ben antico. Entrati in Chiesa, diletta sommamente al primo Altare il maestoso, ben disegnato, e vagamente colorito San Raimondo, che inginocchiato sul proprio mantello solca per se medesimo il mare, lasciando confusi e sbalorditi sui lido alcuni Ottomani: [p. 110 modifica]Pittura1 delle più eleganti e studiate che si veggano di Pietro Ricchi, detto il Luchese. Pregievole ancora è l’Effigie in legno colorito di M. V. del Rosario, collocata sopra il contiguo Altare fabbricato di marmi con Puttini, e una bella Medaglia in bassorilievo nel paliotto di mano del Manni; e più pregievole ancora è la Cappella con Cupola per li maestrevoli Dipinti a fresco del Monti di Bologna, recinti da’ fini e bizzarri stucchi del Camuzzi, d’oro ricoperti.

Veduta di passaggio nella Cappella che segue la Tavola del Veronese Carlo Salis, in cui vien espresso San Vincenzo Ferreri, che risuscita il morto alla presenza di più persone, parte spaurite, e parte maravigliate, ci fermeremo a contemplare nella Cappella appresso il San Bartolommeo, rappresentato in atto di risanare storpj ed altri ammalati; Opera ben concepita, toccata di gusto, e forte insieme e limata, che viene attribuita, ma2 senza positiva certezza, a Giovambatista Discepoli, [p. 111 modifica]detto il Zoppo di Lugano. Nella vicina Sagrestìa sono considerabili i tre famosi Quadretti del Lotto bislunghi in legno, già riposti nel basamento della Tavola principale del Coro dello stesso Autore, poscia staccati per furto nel 1650. indi segretamente ristituiti mediante lo sborso di ungheri ventotto; sopra i quali in picciole figurine si vede dipinta la Sepoltura di Cristo, la Lapidazione di Santo Stefano, e il Putto morto risuscitato dal Patriarca San Domenico. Il dirincontro S. Giovambatista a mezza figura si giudica escito dall’insigne pennello di Jacopo Bassano: e la graziosa Madonna col Bambino in braccio, che stende la destra in atto di benedire, si crede fattura di Carlo Francesco Nuvolone nato in Milano, e nobile di Cremona.

Nel Coro dalla parte del Vangelo il Quadro della Vergine col Puttino, e con S. Caterina da Siena sulle nubi, e nel piano i SS. Alessandro, Stefano, ec, è nobil parto della Scuola del Palma: e v’ha chi crede che sia del Damini da Castelfranco. L’opposto con Maria Vergine e il Bambino, e sotto un Santo Vescovo e San Giovanni Evangelista, è assai più antico e di minor merito. Il Quadro principale del Coro è quella maravigliosa e stupenda Tavola del Lotto, di cui se non è lecito il dire, come scrisse il Muzio, che non abbia pari nell’Italia tutta, si può tuttavìa asserire che il Conte Alessandro Martinengo, che per sua divozione la fece fare, intese, come si ha dai Rogiti del Convento: magnificam, & singularem dicare, & construi, ac fieri facere Palam, seu Anconam omni arte ingenioque humano possibili formandam, omnique avaritæ labe posthabita, [p. 112 modifica]dummodo sibi, ceterisque hac in re satisfaceret. E che tale sia riuscita per mano del nostro Lotto (che nella Scrittura di contratto vien detto Magister Laurentius Lotus Venetus; forse perchè chiamato, o spontaneamente appena venuto da Venezia con quel linguaggio in bocca) trascelto fra molti de’ più rinomati Pittori di que’ tempi alla costruzione di quell’Opera col prezzo di 500. scudi d’oro l’anno 1513. l’universale e costante applauso chiaramente il dimostra. Rappresentasi in essa M. V. col Bambino in trono, coronata da due bellissimi Angeli, con altri sopra, di dietro una vaga e ben intesa architettura, e appiè del trono e allato allo stesso i SS. Alessandro, Caterina martire, Domenico, Sebastiano, Gio: Batista, ec. È fama che il Pittore nel S. Alessandro abbia ritratto al naturale il prefato Co. Alessandro Martinengo benefattore, nella Santa Caterina la Moglie d’esso Co. Alessandro, e se medesimo nella testa di quel Santo, che scorgesi fra S. Caterina e S. Domenico.

Uscendo del Presbiterio alla prima Cappella, andando verso la Porta, il Santo Stefano vicinissimo ad essere lapidato colla SS. Trinità sulle nubi, è Pittura di Francesco Cappella. Osservabile è alla terza il moderno e ben ideato Altare di finissimi marmi, dedicato a San Domenico, con begli Angioli in cima, scolpiti in marmo di Massa da Antonio Gelpi Comasco. Al penultimo Altare, che si stà riedificando per renderlo uniforme al dirimpetto, il Divin Bambino in gloria, e sotto i SS. Domenico, Tommaso d’Aquino, ec. è stimabile produzione del pennello del Zucchi. E all’ultimo il S. Giuseppe [p. 113 modifica]assicurato dall’Angelo della purità della Vergine, con diversi Puttini per aria e per terra, e fra quelli uno che ha un giglio in mano, è giudiziosa fatica di Giacomo Cotta. Il laterale dalla banda del Vangelo, ove la Vergine col Bambino porge la corona a S. Domenico, ec. è Quadro d’ottimo impasto, benchè sembri zoppicar nel disegno, e massime in quello dei due Puttini che sono nel piano. Se ne crede Autore un Napolitano dello scorso secolo. Ne’ Freschi del Coro, e del Presbiterio si segnalarono il Bortoloni Veneziano e il Palazzi Milanese; quelli nelle figure, e questi nella quadratura. Il Diziani da Belluno si è fatto conoscere valente Pittore coi due Freschi ne’ Lunettoni del Presbiterio, e con quegli che ornano la volta della nave della Chiesa; se non che avendo in questi ultimi sterminatamente caricati i colori, ha piuttosto depressa che rialzata la nave, contro a quanto saggiamente era stato fatto prima dal Bortoloni e dal Palazzi nella volta del Presbiterio e del Coro, mercè delle soavi e giudiziose lor tinte. Il Ferrari parimenti ha dato nuove prove del suo sapere ne’ due laterali all’Altare di San Domenico, avendo in un di loro rappresentato a fresco il morto Nipote del Cardinale, tornato in vita per opera di esso Santo; nell’altro la fiamma che divampa e incenerisce i libri degli Eretici, e serba intatti que’ de’ Cattolici.

Entrati nel Chiostro per la porta di fianco trovasi in fronte alla Loggia, che è a sinistra, la Lapida sepolcrale di Alberico Suardi, Personaggio autorevole e segnalato, sepolto in Santo Stefano nel 1309. Evvi in essa da una parte scolpita l’equestre [p. 114 modifica]effigie del prefato Alberico in mezzo rilievo, e dall’altra l’Arme della Famiglia, con in mezzo una onorevole iscrizione ristretta in quattro latini versi di carattere Gotico. In capo all’opposta Loggia v’ha una Pittura a fresco di antico e buon pennello, ove è espressa Maria Vergine, e San Domenico in atto di supplicare il Salvatore armato di saette, perchè sospenda il vibrarle, e si plachi. Dall’esservi dipinto il S. Domenico si crede probabilmente fatta tal’Opera dopo l’introduzione de’ Dominicani in quello Convento, che fu nel 1571. Nella contigua Sala della SS. Inquisizione i Freschi, che si veggono ne’ quattro lati, si ascrivono al Lotto: ma sono stati più di una fiata ritoccati, per aver patito, e massime il San Girolamo penitente. Nella stanza che è davanti al Refettorio, si vede a mano destra dell’ingresso un Quadro appeso al muro laterale, maestrevolmente condotto da Gio. Paolo Cavagna. Rappresentasi in esso la Beatissima Vergine col Divin Figliuolo in braccio, che porge colla destra il Santissimo Rosario a San Domenico, genuflesso in atto assai divoto insieme e pittoresco. Egli è peccato che questa Pittura sia non poco pregiudicata dall’umido. Il rigoroso sottoinsù del Martirio di S. Caterina nella maestosa scala del Convento, il Quadrone del Papa co’ Cardinali, e quello che rappresenta lo Scorticamento di S. Bartolommeo, sono degne operazioni del franco e spedito Cifrondi. Il Quadro di M. V. dipinta col sen pregnante, e in atto di leggere che è in testa al Dormentorio, è cosa bella e divota, e dicesi tratta dall’Originale di Sassoferrato. Questo Dormentorio è a volta e assai [p. 115 modifica]svelto: lungo braccia 150. e largo 9. ebbe cominciamento nel 1654. e perfezione nel 1673. Sotto il Cornicione di questo maestoso Edifizio sono quinci e quindi disposti i quindici Misterj del SS. Rosario, degnamente espressi su d’altrettante tele in figure grandiFonte/commento: Pagina:Le pitture notabili di Bergamo.djvu/172 al naturale da Monsù Bernardo, detto il Borgognone, abitante in Milano, li 5. Novembre 1672. per ordine del P. Maestro Diacinto Caleppio; di cui ne ornò la Chiesa, e da dove sono stati qui trasportati, per dipignerla a fresco. Dal medesimo abile pennello escì pure il Quadro di pari grandezza, che si trova nel Refettorio, e che rappresenta la Beatissima Vergine, e S. Domenico. Uscendo di Chiesa per la Porta di fianco meridionale e proseguendo a sinistra per la strada maestra, si trova la Chiesa di

S. CARLO.

Note

  1. Questo Quadro, apprezzato dal Pittor Bortoloni più di quanti sieno in Chiesa, della Tavola del Lotto infuori, fu dipinto in Bergamo dal Ricchi soprammentovato li 23. Settembre dell’anno 1641, e il pio Benefattore fu un Antenato de’ Nob. Signori Conti Maccassoli, Giovambatista di nome; come si ricava dall’Archivio de’ PP. Dominicani.
  2. Nell’Archivio del Convento non si trova chi abbia dipinto il Quadro del San Bartolommeo, si sa solamente che il Padre Costanzo Maria Ubiali fece pagare al Reverendiss. Commissario del S. Ofizio in Roma l’anno 1643. lire 275. a conto del suddetto Quadro, fatto quivi fare a sue spese per lo prezzo di 80. Scudi Romani. L’istesso Padre Ubiali fece dipignere, l’anno antecedente, a Francesco Zucchi la Tavola del SS. Nome di Gesù, co’ Beati dell’Ordine, che si vede al penultimo Altare.