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habita, dummodo sibi, ceterisque hac in re satisfaceret. E che tale sia riuscita per mano del nostro Lotto (che nella Scrittura di contratto vien detto Magister Laurentius Lotus Venetus; forse perchè chiamato, o spontaneamente appena venuto da Venezia con quel linguaggio in bocca) trascelto fra molti de’ più rinomati Pittori di que’ tempi alla costruzione di quell’Opera col prezzo di 500. scudi d’oro l’anno 1513. l’universale e costante applauso chiaramente il dimostra. Rappresentasi in essa M. V. col Bambino in trono, coronata da due bellissimi Angeli, con altri sopra, di dietro una vaga e ben intesa architettura, e appiè del trono e allato allo stesso i SS. Alessandro, Caterina martire, Domenico, Sebastiano, Gio: Batista, ec. È fama che il Pittore nel S. Alessandro abbia ritratto al naturale il prefato Co. Alessandro Martinengo benefattore, nella Santa Caterina la Moglie d’esso Co. Alessandro, e se medesimo nella testa di quel Santo, che scorgesi fra S. Caterina e S. Domenico.

Uscendo del Presbiterio alla prima Cappella, andando verso la Porta, il Santo Stefano vicinissimo ad essere lapidato colla SS. Trinità sulle nubi, è Pittura di Francesco Cappella. Osservabile è alla terza il moderno e ben ideato Altare di finissimi marmi, dedicato a San Domenico, con begli Angioli in cima, scolpiti in marmo di Massa da Antonio Gelpi Comasco. Al penultimo Altare, che si stà riedificando per renderlo uniforme al dirimpetto, il Divin Bambino in gloria, e sotto i SS. Domenico, Tommaso d’Aquino, ec. è stimabile produzione del pennello del Zucchi. E all’ultimo il S. Giusep-