Le odi di Orazio/Libro terzo/XIX
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XIX
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XIX.
Quanto lontan sia d’Inaco
Codro, che intrepido muor per la patria,
Narri e la stirpe d’Èaco
4E le battaglie d’Ilio esacrabile;
Quanto si compri un’anfora
Di Chio, chi l’acqua col foco temperi,
Chi un tetto e a quanto apprestimi,
8Ch’a’ peligni algidi venti sottraggami,
Taci. Or beviamo a Cintia
Nova, alla media notte ed all’augure
Murena! A tre si mescano
12O a nove i calici ben colmi, o giovane.
Poeta, che le díspari
Muse ami, attonito chieda tre calici
Tre volte; ma le Grazie,
16Che nude abbracciansi di risse pavide,
Più di tre berne vietano.
Folleggiar piacemi. Perchè non spirano
I berecintj flauti?
20E pendon tacite zampogne e cetere?
Destre oziose ho in odio:
Su, rose spargimi; oda il decrepito
Lico e la non idonea
24Sposa lo strepito pazzo, e ne invidj.
Te di gran chioma splendido
Qual puro vespero, te agogna, o Tèlefo,
Rode già al punto; l’anima
28Lento a me incendia l’amor di Glícera.