Le odi di Orazio/Libro primo/XV
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Libro primo - XIV | Libro primo - XVI | ► |
XV.
Mentre che il perfido pastor su frigia
Nave traevasi la rapita Elena,
Sepolti in ozio mal grato i celeri
4Venti, i destini orribili
Cantava Nèreo: «Mal guidi in patria
Cui verrà a chiedere con molto esercito
Giurata Grecia tue nozze a rompere
8E il regno alto di Priamo.
Ahi, quanto apprestasi di destrier, d’uomini
Sudor! Che eccidio porti a’ Danaidi!
Già l’elmo Pallade prepara e l’egida
12Ed il carro e la rabbia.
Invan, di Venere fiero al presidio,
Lisci la zazzera, e grate a femmine
Su imbelle cetera canzoni moduli;
16Invan quatto nel talamo
Gravi aste ed apici di gnossj calami
Schivi e lo strepito ed Ajace agile:
Anche tu sordidi trarrai di polvere,
20Ahi tardi, i crini adulteri.
Il Laerzíade non vedi, esizio
De’ tuoi? Non Nestore pilio? Te impavidi
Il salaminio Teucro, te Stenelo
24Mastro di guerra ed ímpigro
Cocchier, se deggiasi governar plaustri,
Seguono, incalzano. Merion pur fíati
Noto; cercandoti truce, ecco infuria
28Miglior del padre il Tídide,
Cui tu, qual daino, del lupo accortosi
Nell’altro margine del campo, immemore
Dell’erbe, trepido con alto anelito
32Fuggi, mancando ad Elena.
Le irate achillee navi alle frigie
Matrone e ad Ilio fia che il dì allunghino;
Ma al fisso termine brucerà argolico
36Foco le case iliache».