Le monete di Venezia/Giovanni Soranzo

Giovanni Soranzo

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Marino Zorzi Francesco Dandolo

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GIOVANNI SORANZO

DOGE DI VENEZIA

1312-1328.


Eletto in tempi assai calamitosi, Giovanni Soranzo, che si era già distinto nelle magistrature e più ancora nelle armi, ebbe miglior fortuna del suo predecessore. Sua prima cura fu di condurre a termine la guerra di Zara, ove concentrò tutte le forze veneziane, riducendo quella città a capitolare nel settembre 1313. Papa Clemente V, soddisfatto nella sua domanda di centomila fiorini d’oro, levò la scomunica ed accolse favorevolmente gli ambasciatori della Repubblica. Nei sedici anni del regno di Giovanni Soranzo, Venezia vide prosperare i commerci e le industrie, sorgere nuovi e decorosi edifici, migliorare le leggi per la sicurezza pubblica, la salute e la morale, in modo che quando egli venne a morte fu lodato e rimpianto da tutti.

Anche in questo periodo non mancano le leggi ed i provvedimenti destinati sopratutto ad impedire la diffusione delle monete false e scadenti, ed a punire coloro che falsificavano e danneggiavano le specie metalliche. Un decreto del 26 novembre 13211 revoca una disposizione precedente, che permetteva di dare i grossi a peso, ed incarica gli ufficiali istituiti super grossis tonsisFonte/commento: Pagina:Le monete di Venezia.pdf/442 (grossi tosati) di sorvegliare i banchi campsorum (dei cambiatori di monete), affinchè non tenessero, spendessero o contrattassero grossi falsi, stronzati o diminuiti col ferro, coll’acqua od in altro malo modo, incaricandoli di frequenti visite ai banchi, alle case ed ai navigli dei cambisti, minacciando pene pecuniarie a coloro che esercitassero tale fraudolento commercio. [p. 151 modifica]Nel 6 maggio 13142 il Maggior Consiglio dichiara che i Giudici del proprio sono competenti a procedere contro i falsificatori di monete, ma nell’11 settembre 13203 l’inquisizione ed il giudizio dei falsari è deferito ai Signori di notte al Criminal, magistrato che aveva già ingerenza nelle trasgressioni denunciate dai massari dell’oro e dell’argento4 ed a cui fu concessa la facoltà5 di arrestare e di sottoporre alla tortura i prevenuti di fabbricazione di monete false, coni, stampe ed altri oggetti relativi alle falsificazioni di qualsiasi genere. Nel capitolare di questo magistrato, che si conserva nel Museo Correr, sono raccolti molti decreti del Maggior Consiglio e della Quarantìa, che proibiscono monete forastiere o scadenti6, che ordinano di tagliare a mezzo le monete deteriorate7 e che incaricano i Signori di notte di applicare le pene minacciate dalle leggi ai colpevoli di fabbricazione e danneggiamento di moneta, ovvero di detenzione e spedizione di tali specie.8 Nello stesso capitolare è vietato a chi è Veneto od abitante a Venezia9 di fare o far fare conio, ferro od intaglio, od altre cose pertinenti alla fabbricazione della moneta, senza il permesso degli ufficiali di zecca, e nel capitolare dei massari all’argento si trova un decreto del 132810, che proibisce ai Veneti od [p. 152 modifica]abitanti a Venezia, di tenere od acquistare per sè o per altri in alcun modo zecca, dogana, muda, dazio, gabella o grazia, che non appartengano al dominio di Venezia, o di avervi parte.

Altre leggi furono emanate per regolare il commercio dell’oro e dell’argento11 per vietare dalla parte di terra l’esportazione dei grossi appena coniati, mentre dalla parte di mare essa era permessa ai soli Veneti12, e per istabilire le competenze dei diversi magistrati che avevano l’incarico di impedire le frodi13 in fatto di moneta o di commercio di metalli, come estimatori dell’oro e dell’argento, ufficiali sopra i grossi tosi, ufficiali sopra i grossi di Rascia ed ufficiali del Levante. Le due disposizioni più importanti sono: una legge del Maggior Consiglio in data 15 novembre 132714 che incarica la Quarantìa di sopraintendere ad ogni cosa attinente all’oro ed ai grossi tosi, con autorità uguale a quella del Maggior Consiglio; ed un decreto della Quarantìa del 12 settembre 132815, il quale ordina che i ducati debbano correre e valere 24 grossi. Tale disposizione doveva avere la durata di due anni, ma restò definitiva, e mentre altri ordini, che avrebbero dovuto avere efficacia perpetua, durarono assai poco, questo, fissato per due anni, divenne la base della lira di grossi a oro, o lira degli imprestiti, che durò fino alla cadnta della Repubblica.

Nessun cambiamento fu fatto nelle monete, che continuarono ad essere coniate coi tipi soliti; solo va ricordato un peggioramento nella incisione del ducato d’oro. Infatti chi esamina attentamente può rilevare differenze degne di nota nei vari pezzi che portano il nome del doge Soranzo, alcuni dei quali sono lavorati coll’usata finitezza e collo stesso rilievo che si [p. 153 modifica]osservano in quelli dei dogi precedenti, mentre altri, sebbene fedelmente imitati nelle linee e nelle figure, appariscono rozzi, volgari e senza alcun rilievo. È probabile che in quel tempo sia morto o sia stato sostituito il primo intagliatore della zecca, che potrebbe essere un certo Giovanni Albico od Albizo il quale nel 7 maggio 1308 chiedeva ed otteneva dal Maggior Consiglio 16 una anticipazione del suo salario.



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MONETE DI GIOVANNI SORANZO


1. — Ducato. Oro, titolo 1.000: peso grani veneti 68 52/67 (grammi 3.559).

       D/ S. Marco porge il vessillo al doge · IO · SVPANTIO · lungo l’asta DVX, dietro il Santo · S · M · VENETI

       R/ Il Redentore benedicente in un’aureola elittica cosparsa di stelle, quattro a sinistra, cinque a destra · SIT · T · XPE · DAT · Q · TV REGIS · ISTE · DVCAT/ ·

Tav. IX, n.° 5
    Alcuni esemplari somigliano, per rilievo e finitezza, ai ducati dei dogi precedenti, altri invece hanno minor rilievo e disegno più duro e volgare.

2. — Grosso. Argento, titolo 0.965: peso grani veneti 42 1/10 (grammi 2.178).

       D/ S. Marco porge il vessillo al doge · IO · SVPANTIO · lungo l’asta DVX, a destra · S · M · VENETI ·

       R/ Il Redentore in trono IC XC

Tav. IX, n.° 6

3. — Varietà nel D/ dietro il santo  :: S · M · VENETI ·

Segni, o punti dei Massari alla moneta.

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4. — Piccolo, o denaro. Mistura, titolo 0.198: peso grani veneti 5 46/100 (grammi 0.292): scodellato.

         D/ Croce in un cerchio + IO co VP DVX

         T/ Croce in un cerchio + · oo · MARCVco ·

Museo civico, Trieste.
Museo Correr. Tav. IX, n.° 7

5. — Varietà nel D/ + IO · SVP · DVX ·

                             R/ + · S MARCVS ·

Museo Bottacin.
I. R. Gabinetto numismatico, Vienna. Tav. IX, n.° 8

6. — Bianco, o mezzo denaro. Mistura, titolo 0.040 circa: peso grani veneti 8 (grammi 0.414): scodellato.

         D/ Croce accantonata da quattro punti.
+ · IO · SVP · DVX ·

         R/ Busto di S. Marco di fronte + · S MARCVco ·

Museo Bottacin.
Museo Correr.
R. Museo Britannico. Tav. IX, n.° 9

7. — Quartarolo. Mistura, titolo 0.003 circa: peso grani ven. 16 1/2 (grammi 0.854).

         D/ Nel campo · V · N · C · E · poste in croce
+ · IO · SVPAN · DVX ·

         R/ Croce accantonata da quattro gigli + · oo · MARCVco.

R. Museo Britannico. Tav. IX, n.° 10

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OPERE CHE TRATTANO DELLE MONETE DI GIOVANNI SORANZO;

Bellini V.De monetis Italiæ etc. opera citata, Dissert. I, pag. 101 e 108 n.° IX, ed in Argelati, Parte V, pag. 29 t, 30 e 31 t. n.° IX.

(Duval et Fröhlich)Monnoies en or etc., opera citata, Vienne 1759, pag, 274

Gradenigo G. A. — Indice citato, in Zanetti G. A. Tomo II, pag. 170, n. XXXIII e XXXIV.

Appel J. — Opera citata, Vol. III, pag. 1121, n.° 3920.

Jellouschek J.Das Münzwesen Krain’ s im Mittelalter. — Archiv fùr Landesgeschichte des Herzogthums Krain. Heft II, III, Laibach, 1854 pag. 66 tav. IV n.° 40.

Schweitzer F. — Opera citata, pag. 97 (149) (150) (151) (152) (153) e tavola.

Biografia dei Dogi — Opera citata Doge LI.
Numismatica Veneta

Padovan e Cecchetti. — Opera citata, pag. 15.

Wachter (von) C. — Opera citata, — Numismatische Zeitschrift, Vol. III 1871, pag. 227-228 e 230.

Padovan V. — Opera citata, edizione 1879, pag. 16-17. — Archivio Veneto. Tomo XII, pag. 97-98 — terza edizione 1881 pag. 13-14.

BOLLA IN PIOMBO DI GIOVANNI SORANZO

conservata nel Museo Correr.


  1. Biblioteca Papadopoli. Capitolare dei massari all’argento, c. 19 t.°
  2. R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Reg. Presbyter, c. 122.
  3.      Ivi      Registro Fronesis, c. 50.
  4. Museo Correr. Manoscritti III, 349, Capitolare dei Signori di notte al Criminal, § LXXXXIII (1299 . . . . .) c. 29 t
  5.      Ivi      § CVI (28 aprile 1300) c. 34 t.; § CCXXXVI (4 novembre 1323) c. 81; § CCLXXVHI (22 maggio 1330) c. 97.
  6.      Ivi      § CXV (21 giugno 1302) c. 36 t.; § CCXX (26 febbraio 1321-22) c. 75; § CCCI (17 novembre 1338) c. 110; § CCCIII (18 gennaio 1338-39 c. 112.
  7.      Ivi      § CCXVII (26 novembre 1321) c. 74 t.; § CCXXIII (5 ottobre 1328) c 90 t .
  8.      Ivi      § CVI (28 aprile 1300) c. 341.; § CCXVII (26 novembre 1321) c. 74 t.; § CCXXXVI (4 novembre 1323) c. 81; § CCXXXIX bis (21 maggio 1325) c. 86 t.; § CCCI (17 novembre 1338) c. 110; § CCCIII (18 gennaio 1338-39) c. 112.
  9.      Ivi      § CCLXXI (20 dicembre 1328) c. 94, e Capitolare dei massari all’argento c. 23, colla data 20 dicembre 1329.
  10. Capitolare dei massari all’argento, c. 22.
  11. R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Registro Presbyter (7 marzo 1314, c. 115 t. — Capitolare dei massari all’argento (12 maggio 1314) c. 18. — ivi (17 ottobre 1317) carte 18 t.
  12. Capitolare dei Signori di notte, Quarantia, § CLXXVIII (16 dic. 1315) c. 59.
  13. R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Registro Presbyter (21 giugno 1313 e 23 giugno 1313) c. 98.
  14. Documento XII.
  15. Capitolare dei Signori di notte, § CCLXI c. 90.
  16. R. Archivio di Stato. Maggior Consiglio (secreta), Registro Capricornus, carte 69.