Le monete attribuite alla zecca dell'antica città di Luceria/IV Classe

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III Classe V Classe
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QUARTA CLASSE.

Monete di stile pellegrino, con emblemi e rappresentanze diverse
dalle usuali di Roma, col nome
ROMA, e lettera iniziale.


1. Dextans - destante, dieci once, del peso 1 oncia meno cinque trappesi.

Testa di Cerere coronata di spighe a dritta. Rov. Giove fulminante in quadriga veloce a dritta, sopra nel campo arcaico, sotto i cavalli ROMA, nell’esergo S e quattro globetti insieme, cioè semisse e triente riuniti.

Nella distinta medaglia descritta, da noi posseduta da più anni, tutto è rimarcabile come sopra. Il metallo è però un poco mancante e detrito.

Gli editori del Museo Kircheriano ebber pubblicata questa medaglia nella tavola di supplemento alla IV classe num. 1. e 2. in due diversi tipi. Omisero però la arcaica distintivo della zecca in ambi i nummi. Il primo de’ pubblicati è troppo piccolo in proporzione degli altri spezzati, che verrem descrivendo; e non è vittoria in quadriga, bensì Giove fulminatore. Il secondo ha i globetti del triente, dietro la testa della Cerere, di cui nella nostra non vi è traccia; ed inoltre i medesimi globetti nell’esergo non sono preceduti dall’S. Un più accurato disame del primo, dopo le nostre discoverte, potrebbe in esso far rinvenire il dodrante, il besse, il setteonce, che tuttavia si desiderano, e facciam voti perché quei dotti se ne interessino.

2. Semisse del peso 1 oncia, meno 5 trappesi.

Testa di Giove laureata a dritta, sotto il collo S coricata, e forse dietro la testa. Rov. Prora di nave a dritta, di un lavoro assai squisito, con vittoria in faccia alla vela; il sole raggiante ed una stella in faccia alla prora; S sopra [p. 18 modifica], arcaico grandissimo a fianco della prora a dritta, e sotto ROMA, finora affatto inedito.

3. Quincunce del peso trappesi 24.

Testa giovanile di Apollo con capelli scinti e cadenti sul collo, coronato di alloro a dritta, dietro . Rov. I due Dioscuri con pilei stellati, clamide, ed aste in resta a cavallo correnti a dritta: sotto i cavalli ROMA, nell’esergo cinque globetti.

Fin dal 1843 avevamo in vista l’acquisto di questo quincunce, siccome fu manifestato altrove1, ma non divenne nostro che al decesso dell’antico possessore nel corrente anno. Frattanto altro del peso di trappesi 28 ed acini 5, in aprile ultimo ne pubblicava il ch. Avellino (nel suo Bullettino anno III. p. 67) ora passato all’estero, e nella pag. 69 dolevasi della non pubblicazione del nostro, uniforme al da lui reso pubblico.

4. Sestante del peso trappesi 11.

Testa di Pallade galeata a dritta, conforme alle tante della vicina Tiati, sotto due globetti, davanti la testa arcaico. Rov. I due Dioscuri a cavallo come sopra a dritta, ambi colle mani destre alzate e co’ manti svolazzanti, sotto la pancia de’ cavalli T, nell’esergo ROMA.

5. Oncia di peso ignoto.

Testa di Pallade con galea frigia che termina in punta a dritta, dietro un globetto, sotto arcaico. Rov. Dioscuro a cavallo con pileo ed asta corrente a dritta sotto il cavallo T in monogramma, già del nostro antico ed onorando amico ch. numismatico Conte Raffaele Milano, pubblicata dal Fiorelli2.

6. Altra alquanto differente, del peso trappesi 5.

Testa del tutto simile all’antecedente, coll’ e globetto. Rov. Dioscuro come sopra a cavallo con manto svolazzante, sotto al cavallo T, dietro reiterato lo stesso globetto, nell’esergo ROMA. Pubblicavala il ch. Avellino nell’indicato Bullettino anno III pag. 68., differente dalla precedente pel reiterato globetto, per la leggenda ROMA, e pel T semplice, e non congiunto con l’.

7. Semoncia del peso trappesi 4 circa.

Testa di Pallade galeata a dritta, dietro piccolo globetto. Rov. Due cornucopie piene di frutti, a fianco ROMA.

Mai stabil sede si è potuto dare a questa monetina di stile diverso dal romano. Pel peso quasi corrisponde alla semoncia di questa serie, benché sfornita [p. 19 modifica]del segno della zecca lucerina. Il globetto, piccolo la metà di questa serie, potrebbe manifestare il segno della semoncia? Due bellissimi ne abbiamo avuti da’ dintorni di Lucera. Vedranno i dotti quale conto deggian fare di questa conjettura, essendo riuscito finora impossibile rinvenire gli spezzati dell’asse a questa medagliuzza, corrispondenti, attribuita ora alla Campania, ed ora all’Apulia.

8. Semoncia indubitata di Lucera e nuova affatto, del peso trappesi 2 ed acini 9.

Teste accollate de’ Dioscuri con berretti laureati a dritta dietro T. Rov. Due cavalli correnti a dritta, con due stelle sulle loro teste, sotto la linea dell’esergo arcaico. Pel tipo uniforme alla semoncia n.° 6. della Classe terza.

Ci è sembrato conveniente attribuire a questa classe di monete, ed alla presente serie quelle di argento, che sembran romane; ma pel loro stile, e per la iniziale della zecca, anche a Lucera si attribuiscono da’ moderni numismatici, descritte da noi tralle incerte nell’opera sulle famiglie romane a pag. 262 seconda colonna.

9. Vittoriato del peso 4 trappesi meno 5 acini.

Testa di Giove laureata a dritta, sotto il collo . Rov. Vittoria che corona un trofeo, sotto ROMA.

10. Altro diverso del peso trappesi 3 meno 3 acini.

Testa come sopra. Rov. Vittoria e trofeo, come l’antecedente, nel mezzo , sotto ROMA.

11. Altro diverso del peso trappesi 3 ed acini 6.

Tutto come l’antecedente, ma invece dell’ semplice tra la Vittoria ed il trofeo evvi T in mon.

12. Altro diverso di eguale peso.

Con , sotto la testa, e T nel riverso tra la vittoria ed il trofeo.

13. Quinario del peso trappesi 2 ed acini 9.

Testa di Pallade col capo che finisce a punta come le descritte once, sotto il collo , e dietro V segno del quinario. Rov. Dioscuri a cavallo con lance in resta correnti a dritta, nell’esergo ROMA.

Lo stile bello e perfetto di queste medagliuzze, diverso apertamente dalle solite romane, ed il frequente rinvenimento di esse, solo ne’ contorni di Lucera e nell’Apulia, raffermano sempreppiù il luogo della loro nascita. Ne possediamo 6.

14. Altro differente del peso trappesi 2 ed acini 4.

Tutto come sopra, sivvero l’ arcaico in vece di essere sotto la testa come il precedente, è situato sotto la pancia de’ cavalli. Fu acquistato in Napoli, e [p. 20 modifica]quindi ignoriamo la provvenienza. Non è molto ben tenuto, e però non sembra di stile bello, come il precedente.

15. Sesterzo singolare del peso trappeso 1 ed acini 2.

Testa di Pallade con casco semplice, o morione sotto . Rov. Uomo a cavallo che corre a sinistra, con manto svolazzante, e colla mano destra alzata da pacificatore, sotto la pancia del cavallo T, nell’esergo ROMA; acquistato recentemente in Ruvo città famosa di Puglia per le sue classiche antichità.

Nel pubblicare il descritto quincunce il ch. Cav. Avellino, un articolo degno della nota sua erudizione compilava sulla zecca delle monete romano-lucerine, menzionandone e descrivendone, colla sua abituale diligenza, talune delle 15. sopraccennate3; tranne sempre il destante, il semisse, il sestante, il sesterzo, che sono cose affatto nuove, che ora per la prima fiata veggono la pubblicazione. Se i perimetri di breve memoria il comportassero, quel dotto articolo tutto intero vorrem riportare, ma non essendoci tanto permesso direm solamente con lui: Che le monete coll’ nel campo, e la leggenda ROMA, non prima de’ nostri giorni han meritata la considerazione degli archeologi. Morelli, e Carelli non ne tenner conto; i chh. Bonghi, Sestini, ed Avellino furon tra primi a dichiararli; quindi pe’ nummi gettati gli editori Kircheriani; poscia Fiorelli e noi diunita al lodato Avellino per tutti quelli che apparivano di stile bello e peregrino coll’, e ROMA; ed i benemeriti e dotti Borghesi e Cavedoni, il primo de’ quali in confidenziale corrispondenza sostenne, che le lucerine precipuamente di argento sopradescritte, fossero state impresse nella guerra Annibalica, quando i Consoli romani comandavano a Lucera, e vi monetarono il metallo illirico, per essere intercette le vie di Roma.

E ci auguriamo, che dopo sì chiari monumenti messi a luce, e l’acconsentimento di tanti distinti archeologi, quasi tutti viventi, tra’ numismatici che verranno dopo, più non ammetta discussione l’appartenenza di siffatti nummi alla zecca lucerina.

I pochi studi finora fatti su tale importante classe di monete, e di dubbi che per esse elevavansi da’ dotti, (che malgrado conquisi i depressi Lucerini dall’onnipossente potere di quella Roma, che farà di se parlare finché gli uomini saranno, serbarono in tai nummi il patrio stile, e le divinità predilette, che il ferro del vincitore non pote scancellare in un istante), ci autorizzano a corrigere due opinioni emesse già da’ lodati due dotti ch. Cav. Avellino, ed Abate Cavedoni.

II primo alla pubblicazione del suo quincunce Lucerino ritenne per evidente il sistema decimale dell’asse di questa zecca, opinione ora svanita e dal semisse gettato coll’ della seconda classe, e col semisse classico in questa presente serie [p. 21 modifica]pubblicato, che abbiam mostrato a quell’insigne illustratore de patrii monumenti, al quale stava eminentemente affidata la pubblicazione di tutte le presenti medaglie, se delle sue determinazioni ci avesse di già prevenuti.

Il dotto numismatico di Modena sparse dubbio, nell’ articolo di osservazioni sull’opera del Fiorelli, che avesser potuto appartenere a romane benanco le medaglie coll’T congiunte insieme, sciogliendosi in Lucius Terentius quel monogramma. Lo stile delle medaglie precise nelle loro teste, o nei disegni delle figure, diverse dal tocco franco, ma grossolano delle medaglie romane de’ primi tempi indubitatamente, la somiglianza di lavoro e bellezza nelle corrispondenti in bronzo, anche in quelle insignite del solo , la contiguità de’ luoghi col Tiati apulo, una forse comune origine con esso, una convenzione ignota di scambiarsi le proprie iniziali, (possedendo noi una medaglia di Tiati coll’ nel campo a dritta della civetta), possono con più dati farle attribuire alle Lucerine di quel1’epoca, anzicchè a solite romane; benché resti nel mistero precisamente il significato di quella T aggiunta all’, e l’altra separata; cioè se inizio di nome di magistrato locale, di città di comune origine, di federazione permessa da’ padroni del tempo, ed altre somiglievoli cose. Conveniamo impertanto della grave difficoltà di darne per ora una soddisfacente dispiegazione.

E conchiudiamo col lodato Cav. Avellino nel citato articolo, dopocché avrem fatto rimarcare allo amore de’ passionati degli antichi nummi, che questa classe di Lucerine è singolare per offrire il destante, il semisse, e quincunce insieme, la semoncia, la più completa divisione cioè delle parti dell’asse, presentando la sola famiglia Cassia, tralle romane famiglie, il dodrante ed il besse, tralle Lucerine finora ignote, oltre il sesterzo. « Dal Vittoriato descritto in ultimo luogo, diremo, che parci impossibile, dopo i tanti altri confronti il non riferire questo e gli altri simili pubblicati dal Morelli, e da’ Sigg. Fiorelli e Riccio alla stessa zecca Lucerina. È però cosa da osservare, che questa zecca messa pressocché dirimpetto alle città illiriche coniar dovette con particolarità il Vittoriato, le cui relazioni di peso e di valore colle dramme di Apollonia e di Dirrachio sono state recentemente con tanto sapere e giudizio additate dal celebre Sig. Conte Borghesi nella sua XVII. Decade numismatica».

Note

  1. Riccio. Le monete delle antiche famiglie romane pag. 264.
  2. Osservazioni sopra talune monete rare pag. 6. Tav. 1, n.° 6.
  3. Bullettino Napoletano anno III. p. 67. e segg.