Le cento novelle antiche/Novella LIV

Novella LIV

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Qui conta come il piovano Porcellino fu accusato.


NOVELLA LIV.


Uno Piovano, il quale avea nome il piovano Porcellino, al tempo del vescovo mangiadore fu accusato dinanzi dal vescovo, ch’elli guidava male la pieve per cagione di femine. Il vescovo, facendo sopra lui inquisizione trovollo molto colpevole. E stando in vescovado, attendendo l’altro di d’esser disposto1, la famiglia, volendoli bene, l’insegnaro campare. Nascoserlo la notte sotto il letto del vescovo. Et in quella notte il vescovo v’avea fatto venire una sua amica. Et essendo entro il letto, volendola toccare, l’amica [p. 74 modifica]non si lasciava, dicendo: molte impromesse m’avete fatte, e non me ne attenete neente. Il vescovo rispose: vita mia, io lo ti prometto e giuro. Non, disse quella; io voglio li danari in mano. Il vescovo levandosi per andare per denari, per donarli all’amica, il piovano uscì di sotto il letto, e disse: messere, a cotesto colgono elle me? Or chi potrebbe fare altro? Il vescovo si vergognò, e perdonolli. Ma molte minaccie li fece dinanzi alli altri cherici.


Note

  1. d’esser disposto. Disporre per deporre, privare di che che sia trovasi con qualche frequenza ne’ trecentisti.