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non si lasciava, dicendo: molte impromesse m’avete fatte, e non me ne attenete neente. Il vescovo rispose: vita mia, io lo ti prometto e giuro. Non, disse quella; io voglio li danari in mano. Il vescovo levandosi per andare per denari, per donarli all’amica, il piovano uscì di sotto il letto, e disse: messere, a cotesto colgono elle me? Or chi potrebbe fare altro? Il vescovo si vergognò, e perdonolli. Ma molte minaccie li fece dinanzi alli altri cherici.


Qui conta d’una Novella di uno uomo di corte che avea nome Marco.


NOVELLA LV.


Marco lombardo savissimo più che niuno di suo mestiero fu un dì domandato da un povero orrevole uomo e leggiadro, il quale prendea i danari in sagreto da buona gente, ma non prendea robe. Era a guisa di morditore, et avea nome Paolino. Fece a Marco una così fatta quistione, credendo che Marco non vi potesse rispondere. Marco, disse elli, tu se’ lo più savio uomo di tutta Italia, e se’ povero, e disdegni lo chiedere: perchè non ti provvedesti tu sì che tu fossi sì ricco che non ti bisognasse di chiedere? E Marco si volse d’intorno, poi disse cosi: altri non vede ora noi, e non ci ode. E tu come hai fatto? E ’l morditore rispose: ho fatto sì ch’io sono