Le Ricordanze (Rapisardi 1894)/Parte seconda/Autunno
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AUTUNNO
Sento per l’aure molli
Una freschezza nova;
Spirano i campi e i colli
L’acuto odor della feconda piova;
Di liete orgie e di flauti
Suonan le vette amene,
E, il crin cinto di grappoli,
Il pampinoso autunno ecco sen viene.
O fresche aure, o remoti
Del caro Etna natio
Boschi tranquilli e noti
E presenti ogni tempo al pensier mio,
Co’ muti astri, co’ zeffiri,
Co’ fior novi ch’io miro,
Con la nube fuggevole.
Con la foglia che cade io vi sospiro!
Qui, dove io son, men bello
Forse non ride il suolo;
Cantano al dì novello
Le spensierate allodolette a stuolo;
Suona ogni voce all’aure
Melodïosa e cara;
Cinta d’eterne glorie
L’Arte qui siede, ed ogni zolla è un’ara.
Ma il ciel mite e le spume
Del mio lido e i sovrani
Campi e il facil costume
Dei miei gagliardi e semplici isolani,
Ma i monti, ove ancor vergine
Ferve la vita, e brilla
La beltà ingenua, e ingenua
A par de la beltà l’arte zampilla,
Ma l’amorosa e pia
Canzon cara a me tanto,
Ma i miei sogni e la mia
Povera mamma che m’aspetta in pianto,
La mia mamma, che, in vedovi
Lutti racchiusa, al petto
Stringe una croce, ed ulula
Su la tomba del mio padre diletto,
Qui, dove io sono, indarno
Qual mesto esule invoco
Al flutto aureo dell’Arno,
A questo amor, cui tutto il ciel par poco.
Oh questo amor! Con l’anima
Ei nacque in me; pur, come
Perduta cosa, in lacrime
Tanto il cercai, tanto il chiamai per nome!
Or lo trovai! Lontano
Dai miei lidi, soletto
Vivea, ma non invano
Io lo chiamai, ch’egli volò al mio petto.
Seco or son io! Lasciatemi,
Dolci memorie; o mio
Superbo Etna, o mia povera
Mamma, o diletta ombra paterna, addio!