Le Nuvole (Aristofane-Romagnoli)/Parte seconda
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socrate
esce dal Pensatoio.
No, pel Fiato, per l’Ètere, pel Càos,
mai non l’ho visto, un uomo così zotico,
cosi goffo, impacciato, smemorato!
A mala pena impara una bazzecola,
e l’ha scordata prima d’impararla.
Proviamolo un po’ fuori, all’aria aperta. —
Lesina! Piglia lo stramazzo, ed esci!
lesina
dal di dentro
Eh, se me lo permettono le cimici!
Esce, trascinando con grandi sforzi Io stramazzo.
socrate
Svslto, lascialo a terra, e dammi retta!
lesina
Ecqo fatto!
socrate
Sentiamo, quale brami
apprendere per prima, delle cose
che non hai mai studiate? Animo, parla!
1 vocaboli, i ritmi, o le misure?
lesina
Io? Le misure! Ché il fornaio, l’altro
ieri, me ne rubò due di farina!
socrate
Non ti domando ciò; ma qual misura
stimi più bella: quella in tre o in quattro?
lesina
Nulla mi va più dello staio!
socrate
Amico,
balordaggini, dici!
lesina
Vuoi scommettere
se lo staio non tien quattro misure?
socrate
Eh, come sei bifolco e duro! Al diavolo! ’
Ma forse i ritmi t’entreranno prima.
lesina
Che mi giovano 1 ritmi, alla panàtica?
socrate
A far la tua figura in società,
prima di tutto, con l’intender quale
è un membro enoplio, e quale uno dattilico!
lesina
I membri?
socrate
Si, perdio!
lesina
Ma li so
socrate
Dilli!
lesina
Che devono essere! Un braccio o una gamba!
Anche questo, se no, si dice membro.
Ari»tofane - Commedie, Il - 5.
socrate
Che gaglioffo e tarpano!
lesina
Anima mia,
se io di questa roba non ne voglio
imparar nulla!
socrate
E che vuoi dunque?
lesina
Quello,
quello! 11 discorso ingiusto fra gl’ ingiusti!
socrate
Altro devi imparar, prima di questo:
quali sono i quadrupedi di genere
mascolino!
lesina
Eh, lo so, che sono scemo?
Il capro, il becco, il toro, il cane, il pollo...
socrate
Vedi che ti succede? Chiami pollo
la femmina ed il maschio, al modo stesso!
lesina
E come?
socrate
Come? Dici pollo e pollo!
lesina
Pel Dio del mare! e adesso, come devo
chiamarli?
socrate
L’uno pollo, e l’altra polla!
lesina
Corpo dell’aria, bene! Polla! Voglio
riempirti la madia di farina
sol per questo problema!
socrate
Siam daccapo!
Il problema, ch’è maschio, me lo fai
diventar donna!
lesina
E come te lo faccio
diventar donna?
socrate
Vedi, è il caso stesso
di Cleònimo!
lesina
E no, non è un problema
saper eh e pure femmina, Cleònimo.
E d’ora innanzi come devo dire?
socrate
Dirai problemo, come dice Sòstrata.
lesina
Il problemo: maschile!
socrate
Ora va bene.
lesina
Dunque, ho capito: problemo, e Cleònima.
socrate
Adesso poi, devi imparare i nomi
di persona, e distinguere i maschili
dai femminili.
lesina
Eh, li conosco bene,
i femminili!
socrate
E sentiamo!
lesina
Lisilla,
Demetrìa, Clitagora, Filinna!
socrate
E ne sai, dei maschili?
lesina
A centinaia!
Filòsseno, Melesia, Aminia...
socrate
Pover’
òmo, codesti non son già maschili!
lesina
Ah! Non sono maschili, a casa vostra?
socrate
Per niente affatto 1 Finché dici Aminia
e non Aminio, tu lo rendi femmina!
lesina
Non gli sta bene? In guerra non ci va!
Ma perché imparo ciò che sanno tutti?
socrate
Gli indica lo stramazzo.
Tutti? Ma cosa! Sdraiati costi!
lesina
A fare che?
socrate
Rifletti ai casi tuoi.
lesina
Qui sopra no, ti prego! Se la cosa
è proprio necessaria, almeno lascia
che rifletta per terra!
socrate
Non si può
fare altrimenti!
lesina
Ah, poveretto me!
Me ne faran passare, oggi, le cimici!
Si sdraia sullo stramazzo, c durante il canto del coro si rivolta in fiera
lotta con le cimici. Intanto Socrate s’Immerge in profonda meditazione.
coro
Osserva e pensa. Ti concentra, e l’animo
tuo d’ogni parte volgi. E se ti sovraggiunge
un qualche inciampo,
lanciati del pensiero in altro campo;
e il sonno resti da tue ciglia lunge!
lesina
Ahimè, ahimè!
coro
Qual e il tuo duolo? Quale il tuo cruccio?
lesina
con enfasi tragica.
Tapino me, ch’ io mòro! Dal lettuccio
strisciano fuori a mordermi le cimici;
e i fianchi mi dilacerano,
e l’anima mi succhiano,
mi strappano i testicoli,
il culo mi perforano,
e mi fanno la festa!
coro
Troppo angosciosa lamentela è questa!
lesina
Come?> Se non mi resta
il becco d’un quattrino,
né ho più spirito in corpo, né sangue entro le vene,
né scarpe ai piedi! Ed oltre a tante pene,
per stare all’erta e fare il canterino,
son quasi al lumicino!
socrate
si scuote dalla sua meditazione e si rivolge a Lesina.
Coso, che fai? Non pensi?
lesina
Altro, se penso!
socrate
E che cosa pensavi?
lesina
Se le cimici
di me ne lasceranno un solo briciolo!
socrate
Schianta!
lesina
Schiantato sono già, mio caro!
socrate
Non farmi il delicato, e rimbacuccati:.
trova un imbroglio fino, qualche mezzo
per non pagare!
Socrate si ritira nel Pensatoio.
lesina
E già, l’imbroglio fino
lo trovo in una pelle di castrone!
Toma ad imbacuccarsi, e rimane qualche istante meditabondo:
intanto, dal Pensatoio esce di nuovo
socrate
Fammi vedere un po’ che fa l’amico.
Oh coso, dormi?
lesina
Io? Punto, per Apollo!
socrate
Hai nulla?
lesina
Io no, per Giove!
socrate
Nulla nulla?
lesina
Nulla,, no, tranne che l’uccello in mano.
socrate
Imbacuccati e pensa, animo!
lesina
A che,
me lo sai dire, Socrate?
socrate
Scandaglia
da te pria quel che brami, e poscia dimmelo!
lesina
Se te l’ho detto diecimila volte!
L’arte di non pagare gl’interessi
a nessuno.
socrate
Imbacuccati, via, lascia
al sottile pensier libero corso,
investiga le cose a poco a poco,
distingui, osserva bene...
lesina
dibattendosi sotto i morsi delle cimici.
Ahimè tapino!
socrate
Fermo li! Se un’ idea ti si confonde,
lasciala, e passa oltre: poi riprendila
a mente fresca, scuotila, bilanciala...
lesina
Amoruccio d’un Socrate!
socrate
Che brami,
o vecchio?
lesina
L’ ho trovata, una maniera
per non pagare i frutti!
socrate
E dunque, dimmela!
lesina
Dimmi un po’!
socrate
Che?
lesina
Se comprassi una maga
tessala, e poi di notte mi pigliassi
la luna, la chiudessi in un astuccio
tondo, come uno specchio, e la guardassi
a vista?
socrate
E a che ti gioverebbe?
lesina
A che?
Se non spuntasse più la luna, io
non pagherei più frutti!
socrate
E come mai?
lesina
Perché si paga a luna nuova, il frutto!
socrate
Bravo davvero! Ti propongo un altro
elegante quesito. Se t’intentano,
poni, un processo di cinque talenti,
come faresti per mandarlo in fumo?
lesina
Come?... Come?... Non so, fammi cercare!
socrate
Sempre a te stretta non tener l’idea,
ma lascia il tuo pensier che in aria vagoli
come uno scarabeo legato a un piede!
lesina
L’ ho, per mandarlo in fumo, una trovata!
È fina fina, e tu l’ammetterai!
socrate
Sentiamo un po’!
lesina
Dai cerretani, hai visto
mai quella pietra bella e trasparente
che ci si accende il fuoco?
socrate
Vuoi parlare
del cristallo?
lesina
Sicuro! Se lo prendo,
e da lontano, mentre il cancelliere
scrive il processo, lo mantengo contro
il sole, faccio liquefar la cera
sopra le tavolette.
socrate
78 ARISTOFANE
Per le Grazie,
ingegnosa davvero!
lesina
Ah, gusto mio!
Cinque talenti d’un processo in fumo!
socrate
Andiamo, svelto, acchiappa questa!
lesina
Facendo la mossa d’un cane che abbocca.
Cosa?
socrate
Come faresti a volgere le sorti
in un processo, quando per mancanza
di testi, fossi già li l! per perdere?
lesina
Io? Nel modo più semplice e più spiccio.
socrate
Sentiamo!
lesina
Ecco! Prima che si chiami
il mio processo, mentre si discute
il precedente, corro ad impiccarmi!
socrate
Ciance!
lesina
Ma certo, santi Numi! Morto
che fossi, di’ che m’intentino cause!
socrate
Sbalestri! Via, non ti dò più lezione!
lesina
Santi Numi! E perché, Socrate, dimmelo!.
socrate
Se ciò che apprendi te lo scordi sùbito!
Di’, che cosa imparata hai tu per prima?
lesina
Vediamo, quale fu la prima?... Quale
fu la prima?... Che era quella cosa
che diventava donna... Ahimè, che era!
socrate
Te’ ne vuoi dunque andare alla malora,
vecchio smemoratissimo e goffissimo?
Lò respinge, si fa da parte e si risprofonda nella meditazione
senza più badare a quello che avviene.
lesina
Ahi, me tapino, che sarà di me?
Se non imparo a rigirar la lingua,
sono spacciato! — Mi sapreste, oh Nuvole,
dare voialtre qualche buon consiglio?
coro
È nostro avviso che se tu, vegliardo,
hai qualche figlio bello grande, in tua
vece, a prender lezione mandi lui!
lesina
Un figliuolo l’avrei, come si deve:
ma non vuole imparare! Ah, come faccio!
coro
E tu glie la dài vinta?
lesina
È un bellimbusto
pieno di fumo! Da parte di madre
vien da quei falopponi di Cesira! —
Ora, però, ci vado! Se non cede,
non c’è pietà, lo caccio via di casa!
A Socrate.,
Entra un po’ dentro, aspettami un momento.
coro
a Socrate.
Lo vedi tu, che frutto
ricavi già dal credere
noi sole Dee? L’amico è pronto a tutto
ciò che gl’ imponi tu. Mentre è colpito
palesemente ed esaltato, succhialo
quanto sai più:
certi entusiasmi dànno presto giù!
Lesina esce di casa, spingendo avanti a sé con mal garbo
e maltrattando Tirchippide.
lesina
No, per la Nebbia, qui non ci rimani!
Vatti a cavar la fame coi pilastri
di Mègacle!
tirchippide
Che fai?... Benedett’uomo!
Babbo!... Che mai ti piglia? Uscissi pazzo,
per Giove Olimpio!
Annotane - Commedie, Il - 6.
lesina
’ Senti, senti! Giove
Olimpio! E credi a Giove, all’età tua?
Sghignazza.
tirchippide
E c’è tanto da ridere?
lesina
Vo’ in bestia,
che sei ragazzo, ed hai pel capo certe
anticaglie! — A ogni modo, vieni qui,
se vuoi saperne di più. Sentirai
certa roba, che tu, quando l’impari,
diventi uomo. Basta poi che tu
non l’insegni a nessuno!
tirchippide
Eccomi qua:
di che si tratta?
lesina
Hai giurato per Giove,
tu, or ora?
tirchippide
lesina
Vedi che bella cosa
è l’imparare? Tirchippide mio,
Giove non c’è: c’è invece un certo Vortice,
che regna adesso, e ha spodestato Giove.
tirchippide
Ahimè, che cianci?
lesina
È come te la dico!
tirchippide
E chi lo dice?
lesina
Socrate di Melo,
e Cherefonte, che misura i salti
delle pulci.
tirchippide
E tu sei pazzo a tal segno,
che credi a quegli squilibrati?
lesina
Parla
come si deve, e non alla leggera,
di persone d’ingegno e di cervello,
parsimoniose tanto, che nessuna
1 «
si tosa mai, né s unge, né si ficca
dentro l’acqua del bagno! E invece tu,
in che acque lo metti, il babbo tuo!
Sll’, va’ H, presto, impara in vece mia!
tirchippide
Da quelli? E cosa vuoi che ci s’impari?
lesina
Davvero? — Tutta la saggezza umana!
E poi conoscerai te stesso, quanto
sei grosso e bestia! Aspettami un momento.
Entra.
tirchippide
Il babbo s’è impazzito! Che fo, povero
me! Lo faccio interdire per follia,
o gli faccio ammannire il cataletto?
lesina
esce tenendo un pollo in ciascuna mano; e mostra l’un d’essi
a Tirchippide.
Vediamo! Tu come lo chiami, questo?
tirchippide
Pollo!
lesina
Benone. E questa?
tirchippide
Pollo!
lesina
Un nome
per tutti e due? Vuoi farti canzonare!
Non ci cascare più, d’ora in avanti:
questo chiamalo pollo, e questa, polla!
tirchippide
Polla! E codesta bella roba, sei
stato ad imparare da quei trogloditi?
lesina
Questa, e tant’altra! Ma imparata appena,
me la scordavo! Eh, gli anni miei son troppi!
tirchippide
E per questo è sparito il tuo mantello?
lesina
Certo! Anche lui per troppo assottigliarsi.
tirchippide
E delle scarpe, che n’ hai fatto, grullo?
lesina
Le spesi in ciò che bisognava — come
Pericle! — Ma sll’, via, muoviti, andiamo!
Prima dà retta al babbo, e poi scapricciati.
Anch’ io ti diedi retta, quando avevi
sei anni, e ciangottavi! Ti comprai
un carrettino, alle Diasie, coi primi
tre soldi che buscai facendo il giudice!
tirchippide
Bada, che poi te ne dovrai pentire!
lesina
Bene, ti sei convinto! — Qui, qui, Socrate!
Ho persuaso il mio figliuolo che
non voleva saperne, e te lo reco!
socrate
Piccino è ancora! E il saper nostro eccelso
non gli si appiccherà così di schianto.
tirchippide
Tu, se t’appicchi, schianti di sicuro!
lesina
Alla malora! Imprechi al tuo maestro!
socrate
imitando la cattiva pronuncia di Tirchippide.
Appicchi! Game ha pronunciato goffo
e con le labbra sgangherate! — (A Lesina) E credi
che questo imparerà le scappatoie
legali, l’arte di citare, quella
di trionfare a paroioni? Iperbolo
l’apprese; ma un talento, gli costò!
lesina
Imparerà, non ci pensare! È nato
filosofo! Era un bimbettino tanto,
e fabbricava casette, incavava
barchette, costruiva carrettini
di corame, e ranocchi con la scorza
dei melograni, ch’erano un amore!
Trova modo che impari i due discorsi,
il da più, qual che siasi, e il da meno,
che vince l’altro a imbrogli; e se non può
due, quel che imbroglia, impari, in ogni caso!
socrate
Dai due discorsi stessi, imparerà!
Io vo!
Socrate parte.
lesina
Correndogli appresso.
Basta ch’ei possa contraddire
quanto sa di giustizia: non scordartelo!
S avanzano i due Discorsi, vestiti l’uno con l’antica semplicità,
1 altro con raffinatissima eleganza. Lesina ritorna per ascoltarli.