Le Eumenidi/Secondo episodio
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SECONDO EPISODIO
Improvvisamente appare
APOLLO
Via di qui, ve l’impongo, uscite súbito,
abbandonate questo antro fatidico,
sí che la scintillante alata serpe
non si lanci su te dall’aurea corda,
e tu non debba, per l’algor, dai visceri
negra spuma cacciar, vomendo i grumi
che sorbisti, di strage. A queste case
tu non devi il tuo pie’ volger; ma dove
si mozzan capi e forano pupille
con giudizî cruenti, ove dei pargoli
si offende il boccio e si distrugge il seme,
dove si muor sotto le pietre, o gente
supina, ai pali infissa, ulula e mugola.
E perché, l’intendete?, a voi dilette
son tali feste, i Numi v’abborriscono.
E all’esser vostro ben la forma addicesi.
D’un lion sanguinario a voi conviene
cercare l’antro; e gli opulenti oracoli
non insozzar con la lordura vostra.
Su via, senza pastore uscite a branco:
ché niun dei Numi amico è di tal gregge!
CORIFEA
Ascoltami a tua volta, o sire Apollo.
Complice tu non sei di tal delitto:
solo tu lo compiesti, e n’hai la colpa.
APOLLO
Come? Piú a lungo questo punto spiegami!
CORIFEA
L’uom tu spingesti a uccidere sua madre.
APOLLO
Il padre a vendicar l’indussi! Ebbene?
CORIFEA
Del nuovo scempio poi t’offristi a tergerlo.
APOLLO
E l’indussi a scampare entro il mio tempio.
E noi che l’inseguiam perché vituperi?...
APOLLO
In questa casa entrar non v’è concesso.
CORIFEA
Pure è questo per noi prefisso debito.
APOLLO
Quale? Di’ questo tuo gran privilegio!
CORIFEA
Via dalle case i matricidi spingere.
APOLLO
Pur se la madre il suo consorte uccise?...
CORIFEA
Non si macchiò di consanguinea strage.
APOLLO
Priva è d’onore, è nulla già la fede
di Giove e d’Era pronuba! Bandita
va per i detti tuoi, spregiata Cipride,
onde hanno ogni maggior dolcezza gli uomini:
ché il sacro letto cui Giustizia vigila,
per la donna, per l’uom, val piú che giuro.
Ora, se tanto indulgi a chi die’ morte
al suo consorte, che tu non lo vendichi,
che all’ira tua non la fai segno, io dico
che non a dritto Oreste ora perseguiti.
Ché tu per uno scempio assai t’adiri,
per l’altro sei palesemente mite.
Ma ciò ch’è giusto, vedrà bene Pallade!
CORIFEA
Mai non sarà che di cacciarlo io resti!
APOLLO
Caccialo! Aggiungi travaglio a travaglio.
CORIFEA
Non scemar, coi tuoi detti, il mio diritto!
APOLLO
Godere i tuoi diritti, io non vorrei!
CORIFEA
Grande sei tu, tu presso a Giove siedi.
Ma la materna strage grida, e insegue
come un cane, quest’uomo, a la vendetta.
APOLLO
Ed io proteggo, io farò salvo il supplice!
Su l’uom, sul Nume che tradisce un supplice,
né v’è costretto, incombe alta vendetta.
Apollo da una parte, le Furie dall’altra,
lasciano la scena