Le Coefore/Episodio secondo
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EPISODIO SECONDO
La scena raffigura la piazza dinanzi alla reggia degli Atridi. Entrano Oreste e Pilade. Oreste batte alla porta della reggia.
ORESTE
O servo, servo, senti dunque battere
alla tua porta? O servo, servo, in casa
chi c’è? — Tentiamo anche una terza volta,
690se d’Egisto le case amano gli ospiti.
SERVO
Ho sentito! Chi sei? Donde giungi, ospite?
ORESTE
La mia venuta ai tuoi signor annunzia,
e che novelle ad essi reco. Sbrígati:
ché della notte il tenebroso carro
695s’affretta in cielo, e tempo è già che l’àncora
i vïatori in tetti ospiti gittino.
Venga qualcuno della casa, o donna
che vi presieda, o meglio un uom: ché allora,
nel discorso, il pudor cieche non rende
700le parole; ma l’uom con l’uomo parla
liberamente, e chiaro il tutto esprime.
Dalla reggia esce
CLITENNESTRA
Ospiti, dite che vi occorre. Tutto,
che a simil reggia si conviene, è pronto:
e caldi bagni, e letti che ristorino
705dalla fatica, e sorridenti visi.
Se poi si chiede maggior cosa, è compito
d’uomini; ed io ne li farò partecipi.
ORESTE
Straniero io son, della focese Dàulide;
e venivo, recando il mio fardello,
710ad Argo. Or, come il piede alla via mossi,
in un uom m’imbattei: non m’era noto,
né gli ero noto. Ei la sua via mi disse,
e mi chiese la mia. Parlando, seppi
ch’era Strofio focense. — « O forestiere,
715giacché, mi disse, ad Argo vai, la morte
d’Oreste, annuncia, ai genitori. Fa’
di non dimenticarlo. O sia che bramino
i cari suoi di riaverlo in patria,
o che meteco ed ospite in eterno
720resti qui seppellito. E tu riportami
gli ordini loro. Intanto il cavo fianco
del lebète di bronzo accoglie il cenere
dell’uomo tanto lagrimato». Questo
mi disse, e questo dico. Ora non so
725se ai signori parlai, se ai suoi parenti;
ma tutto al padre riferire è d’uopo.
CLITENNESTRA
Ahi!, che rovina sopra noi s’abbatte!
Ahi!, maledetta ineluttabil sorte
di questa casa, anche i lontani beni
730miri e colpisci con diritte frecce;
e me tapina dei miei cari privi.
E adesso Oreste, che guardingo il piede
lunge tenea dalla sanguigna gora,
la speranza, medela unica all’impeto
735degli affanni, perduta adesso scrivila.
ORESTE
Ad ospiti sí pii, grate novelle
recare avrei bramato, e in tale evento
esserne conosciuto, averne ospizio.
Per gli ospiti, quale è cosa piú grata
740dell’ospite? Ma far tale promessa
a genti amiche, e poi non mantenerla,
ed accettar l’ospizio, io ne avrei scrupolo.
CLITENNESTRA
Non per questo accoglienza avrai men degna,
né sarai men gradito alla mia casa.
745In vece tua, sarebbe un altro giunto
a recar la novella. — Ora il ristoro
convien della via lunga offrire agli ospiti
ch’han viaggiato tutto il dì. — Conducilo
nelle stanze degli uomini; e il compagno
seco ed i servi: e quivi abbiano quanto
750le loro membra riconforti. Intanto
io la novella al re di questa casa
darò. D’amici non abbiam penuria:
quel che far ci convenga avviseremo.
Oreste e Pilade entrano nella porta di mezzo, Clitennestra in quella destra, che conduce agli appartamenti delle donne.
CORO
Che s’aspetta, o fedeli fantesche
755della reggia, a provar quanto valgano
per Oreste le nostre preghiere?
Venerabile Terra, e del tumulo
venerabile clivo, che sorgi
su la spoglia del re navichiero,
760ora ascolta, soccorso ora porgine.
Ora è tempo che scenda Suada
frodolenta, ed Ermete notturno
da la terra si levi ad assistere
questo agone di ferro e di morte.
Dalla reggia esce, piangendo, Cilissa.
CORIFEA
765Il forestiere ordito ha già, parrebbe,
qualche malanno. Arriva la nutrice
d’Oreste, e piange. — Dove vai, Cilissa,
fuori di casa? La tristezza fa
la via con te! Già, quella viene a ufo!
CILISSA
770La regina m’invia, che cerchi Egisto,
perché qui venga subito, e s’incontri
coi forestieri, e apprenda la novella
dalla lor bocca stessa. Avanti ai servi
faceva il viso tristo, e dentro agli occhi
775celava il riso. Erano andate bene
per lei, le cose! Ma quella notizia
dei forestieri, è troppo chiaro, segna
per questa casa l’ultima rovina.
Come sarà contento Egisto, quando
780sentirà queste nuove! Ahi!, me tapina!
Tutte le antiche pene insopportabili
della casa d’Atreo, mi contristarono,
ma non mai tanta doglia ebbi a patire.
In pace sopportai l’altre sciagure;
785ma il caro Oreste, il pensiero dell’anima
mia, ch’ebbi dalla madre, e che nutrii!
I suoi notturni acuti pianti sempre
mi tenevano desta; e tante e tante
pene m’ebbi per lui. Come un lattonzolo
790convien nutrire un pargoletto, privo
di senno ancora: nulla dice il pargolo,
se la fame o la sete, o se il bisogno
d’urinar lo molesta; e senza legge
è dei bambini il piccoletto ventre.
795Io stavo sempre attenta, e pure spesso
non ero in tempo; e allora, a risciacquare
le fasce al bimbo! Lavandaia e balia
eran tutto un mestiere: il doppio incarico
avevo avuto da suo padre, quando
800me l’affidò. Tapina, e adesso sento
che Oreste è morto! Ed io devo recarmi
dall’uomo che insozzò questa famiglia!
Come sarà contento a questa nuova!
CORIFEA
In quale arnese gli dice che venga?
NUTRICE
805Come? Ripeti, ch’io capisca meglio!
CORIFEA
Sí, seguito da guardie, oppure solo?
NUTRICE
Seguito, dice, da compagni armati.
CORIFEA
Non dire questo all’odïoso: digli
che venga sol: perché non tema, diglielo
810con viso lieto. Conseguir l’occulto
fin del messaggio, dell’araldo è cómpito.
NUTRICE
Tu speri un bene? Dopo un tal messaggio...
CORIFEA
Giove potrebbe porre fine ai mali!
NUTRICE
Se la nostra speranza, Oreste, è spento!
CORIFEA
815No! Cattivo profèta è chi lo dice!
·
NUTRICE
Come? Il contrario sai di quel che dicono?
CORO
Fa’ l’ambasciata, va’, compi il messaggio.
Gli Dei san bene ciò che devon fare.
NUTRICE
Vado, e m’attengo ai tuoi consigli. E tutto
820col favor degli Dei, vada pel meglio.
Esce.