La villa medicea di Careggi/VIII
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VIII.
hiuso il periodo storico, per verità abbastanza ricco e glorioso, occupiamoci ora un poco di parlare della villa e del possesso di Careggi nelle condizioni attuali.
Un ampio ed ombroso parco recinto da mura, circonda da ogni lato la villa ed i suoi giardini, scendendo fin verso il torrente Terzolle.
Dal lato della strada di Terzolina, trovasi l’ingresso principale, un’ingresso principesco, con grandioso cancello ed ai due lati due belle fabbriche in pietra per uso del portiere e del giardiniere. Un viale ampio, protetto dall’ombra di grandi alberi, con lentissima salita conduce fino al piazzale che si stende dinanzi all’antico palagio dei Medici.
Alberi secolari, dalle masse grandiose, abeti, cedri del Libano ed altre conifere di varie specie, si alternano nel bellissimo parco alle piante di rose che fiancheggiano il gran viale e gli altri viali minori die serpeggiando percorrono in ogni senso quell’ampio spazio. Tanta ricchezza e tanta magnificenza di piante che ammiransi e nel parco e nei giardini, rivela l’opera di un’appassionato botanico: e tale era il Cav. Sloane il quale volle rifare l’antico parco divenuto spoglio e meschino, facendo venire con grandissimo dispendio ogni sorta di piante rarissime anche dalle lontane regioni dell’Asia e dell’Inghilterra. Vi sono nel parco di Careggi conifere di straordinaria bellezza, appartenenti a specie rarissime e di gran valore presso i botanici ed è singolare ed ammirabile anche pei profani il contrasto bellissimo di forme e di colori che presentano le piante colà raccolte.
La villa, maestosa e severa ha da questo lato l’imbasamento del muro a scarpa: le finestre, per maggior comodità sono ridotte alla forma moderna; ma in alto tutt’attorno al vastissimo fabbricato ricorre il merlato ballatoio sostenuto da beccatelli e da archetti che gli danno l’aspetto di castello, per quanto al disopra dei merli sia stato posato il tetto sostituito alle antiche terrazze.
Una grandiosa porta per le carrozze ed una più piccola per uso comune, danno accesso al cortile interno, quello che negli antichi castelli si diceva la corte d’onore.
Il graziosissimo cortile presenta le tracce di due differenti epoche d’architettura; quella del XIV e quella del XV secolo, segno evidente dell’antica esistenza della villa di Careggi e della sua successiva trasformazione.
Del XIV secolo sono i pilastri ottagoni con capitelli semplici e a foglie di loto che sorgono vicini alla porta d’ingresso e che mettono in mezzo il pozzo. Essi valgono a dimostrare l’importanza che ebbe la villa di Careggi anche in epoche lontane e debbono esser precedenti all’epoca in cui essa appartenne alla famiglia Lippi. Forse furono d’un castelletto posseduto dai Gruidalotti o dai Pilli antichi padroni di case e di terre in questa località, ma nella mancanza di documenti relativi a questa epoca, non m’è stato possibile stabilirlo determinatamente.
Le colonne d’ordine corintio che reggono gli archi e le volte del porticato, si riferiscono certo all’epoca in cui la villa di Careggi fu fatta ridurre da Cosimo il Vecchio coll’opera di Michelozzo Michelozzi. E in questo cortile anche una bella porticina del XIV secolo collo stemma Mediceo sull’architrave.
Le altre porte che danno accesso alle varie parti dell’edifizio, sono decorate in stile del XVI e XVII secolo, talchè si può dire che nel cortile di Careggi è rappresentata l’architettura di quattro secoli nei quali la villa dovette subire le trasformazioni ispirate al gusto ed al carattere diverso dei tempi.
Il pozzo che è fiancheggiato dai pilastri più antichi, ha la sponda modernamente rifatta sul carattere del XVI secolo.
A codesto pozzo si riferisce uno strano episodio che è raffigurato da un affresco tuttora esistente nella villa di Careggi.
La malattia stranissima, piena di crudeli sofferenze, i disturbi continui di stomaco e poi la morte quasi repentina di Lorenzo il Magnifico, non parvero cose naturali, talchè si cominciò a mormorare del medico Maestro Pierleone da Spoleto, uomo di carattere e di modi singolarissimo, che aveva atteso alla cura del malato. E i famigliari che grandemente amavano Lorenzo, più degli altri si eccitavano per questi sospetti, talchè appena fu spirato il loro signore, afferrarono lo sventurato medico e tentarono di gettarlo nel pozzo del cortile. Gli sforzi fatti da Pierleone, dettero tempo a qualcun’altro di accorrere ed il medico potè fuggir dalla villa. Ma non fu salvo dalle persecuzioni dei famigli indignati e dopo essersi rifugiato di qua e di là; fu nella mattina seguente ritrovato annegato nel pozzo della villa di Francesco Martelli a S. Gervasio.
L’interno della villa ha perduto l’antico carattere, prima per le ricostruzioni fattevi a tempo del Duca Alessandro che la rialzò si può dire dallo stato rovinoso in cui l’aveva ridotta l’incendio appiccatovi dagli Arrabbiati poi pei lavori che più recentemente vi sono stati fatti allo scopo di renderla comoda ed elegante soggiorno.
Nel cortile è una piccola e graziosa cappella di stile affatto moderno.
Il quartiere terreno ha buon numero di sale ampie, sfogate, ricche di luce e che hanno la vista deliziosa dei giardini che circondano la villa.
Nel salone che è volto verso ponente, le lunette sottoposte alla volta sono dipinte a paesaggi sullo stile della prima metà del XVII secolo e nella lunetta di fronte alla porta è lo stemma Mediceo sormontato dal cappello cardinalizio. Dal lato di ponente, si staccano dal fabbricato antico due ale di loggiato che oggi servono a racchiuder le piante; ma che in antico costituivano una specie di cortile aperto sul davanti, nel quale si tenevano forse quelle molteplici riunioni di filosofi e di artisti che resero celebre questo luogo. Sotto una di queste logge è dipinto ad una parete l’episodio del pozzo, poc’anzi accennato. È un mediocre affresco della scuola vasariana: ma notevole per il movimento e li scorti delle figure.Dal lato che guarda mezzogiorno, si scende per mezzo di una graziosa terrazza nel superbo giardino che si stende lungo i lati di ponente e mezzogiorno. È un giardino tagliato sul disegno antico, con vivai per l’acqua e peschiere, colle aiuole chiuse da cordonati di pietra e cogli avanzi di un mosaico a graziosi ornati nel quale veggonsi ripetuti lo stemma Mediceo e il giglio fiorentino. Di piante poi c’è una ricchezza ed una varietà infinita, mentre la splendida giacitura favorisce un meraviglioso sviluppo di fiori d’ogni più bella e più rara specie.
Attraverso ai grandi alberi che nell’estate gettano un’ombra deliziosa, si vede giù nel fondo il panorama meravigliosamente bello che in seguito tenteremo di delineare.
Un ricco scalone dà accesso al piano superiore, esso pure ampio, ben disposto comodissimo, superbamente bello. Qui pure si cercherebbero invano i ricordi architettonici dei tempi di Cosimo e di Lorenzo, spariti per più e diverse ragioni; ma più che altro per dato e fatto dell’incendio più volte accennato.
In sostanza, ora noi ci troviamo in una sontuosissima villa moderna, chiusa in un’ambiente antico, esuberante di gloriosi ricordi: in una villa che offre tutte quelle comodità che il gusto e gli usi dei tempi reclamano e che certo non abbondano nelle ville che in omaggio all’arte ed alle tradizioni sono state lasciate nella loro primitiva conformazione.
Da ogni parte vi sono sale grandiose, camere bellissime e annessi che si prestano a meraviglia a tutte le esigenze e a tutte le comodità dell’uso e del servizio.
Una di queste camere che guarda verso mezzogiorno e dalla finestra della quale si vede comparire al disopra dei colli di Montughi la cupola di S. Maria del Fiore, vuolsi sia appartenuta prima a Cosimo, poi a Lorenzo de’ Medici che entro quelle mura esalarono l’ultimo respiro.
Deliziosissima per la sua situazione, vaghissima per il suo aspetto è una terrazza coperta posta sopra ad una delle due ale del loggiato sporgenti verso ponente. Da tre lati una quantità di svelte colonnette di pietra d’ordine jonico, sostiene un bel soffitto a lacunari con affreschi a grottesche che molto probabilmente sono opera di quel singolare ingegno che fu Bernardino Poccetti.
Nel centro del soffitto è il solito stemma Mediceo col cappello cardinalizio. Anche questa terrazza inspira il ricordo delle gaie e piacevoli riunioni che si tenevano allorquando il sole tramontando dietro la linea violacea dei monti lontani, projettava quì i suoi brillanti e caldi riflessi.
Sopra al primo piano sono le soffitte ampie e comodissime e tutt’all’intorno gira il ballatojo merlato, oggi ridotto a galleria coperta d’onde si ammira tutto lo stupendo paesaggio che da ogni lato si distende attorno a Careggi.