La signora dalle camelie (teatro)/Atto I/Scena ottava

Scena ottava

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SCENA OTTAVA


Detti, meno Varville.


Olimpia. Mia cara amica, tu tratti troppo male quel signor de Varville!

Margherita. Lo faccio per distrarmi; eppoi non fa che [p. 16 modifica]parlarmi delle sue rendite... Ma non pensiamo a lui. Signori, bevete, mangiate e ridete: ecco la vita che io amo. Una vita d’emozioni, senza le quali sarebbe pur misera la nostra breve esistenza.

Olimpia. Sai tu quello che m’ha regalato Saint-Gaudens pel mio giorno onomastico?

Margherita. No davvero!

Olimpia. Una bellissima carrozza.

Saint. Che ho avuto l’imprudenza di comperare da Devedeux.

Olimpia. Ma, per quanto abbia insistito, non c’è stato verso di fargli comperare i cavalli.

Saint. E non basta il coupè? L’anno venturo completerò l’equipaggio; in un bisogno li prenderemo a nolo; già non saremmo i soli! D’altronde, sapete che ormai sono al verde: e se non vi decidete d’amarmi per la sola mia figura che voi trovate simpatica...

Olimpia. Oh! allora si che impiegherei bene il mio tempo!

Duvernoy. Ma guardate che razza di discorsi mi va facendo quel sarcofago di Saint-Gaudens! A’ miei tempi...

Rieux. Per carità, signora Duvernoy, risparmiate per un altro momento le vostre cronologiche ricordanze; io sono certo che voi venite a parlarmi di Luigi XV. Signora Margherita, guardate piuttosto l’amico Duval, che non ha ancora vuotato il suo bicchiere.

Margherita. Signore Armando, rifiutereste voi di fare un brindisi alla mia salute?

Armando. Oh signora! (alza il bicchiere).

Saint. Alla salute dunque della regina di questa festa! (tutti bevono).

Margherita. Grazie, signor Armando, grazie!

[p. 17 modifica]Duvernoy. Se, aspettando il dessert, cantassimo l’aria dei bevitori?

Rieux. E baie! il cantare intanto che si mangia è passato di moda; e non so come alla vostra età si possa ancora avere una tale passione.

Duvernoy. Alla mia età?... quanti anni credete che io abbia?

Saint. Che so io? per lo meno quarantacinque battuti!

Duvernoy. L’avete sbagliata di grosso, perchè ho compiti i trentasei or son quattro giorni. (tutti ridono) Non c’è dunque che la pìccola differenza di nove!

Margherita. A proposito d’età, signor Saint-Gaudens, mi hanno raccontato un bell’aneddoto sul vostro conto.

Olimpia. Ah! è vero.

Saint. Un aneddoto? e quale?

Margherita. Si tratterebbe d’un piccolo fiacre di colore giallo!

Duvernoy. Sentiamo questa cara storiella.

Olimpia. Bisogna che vi dica che quest’infamissimo Saint-Gaudens, che sino ad ora non ha mai voluto mantenere la promessa di sposarmi...

Saint. La manterrò, Olimpiuccia mia, quando però a Dio piacerà di chiamare a sè la buon’anima del mio vecchio zio.

Olimpia. Suo zio! ed avete anche l’imprudenza di chiamarvi nipote a quell’età? Vostro zio è forse l’Ebreo errante?

Saint. Anche questo può darsi.

Rieux. Allora tutta la sua eredità consisterebbe in cinque soldi.

Olimpia. Un giorno, o piuttosto una sera...

Rieux. (picchiando sul piano-forte) È falso!

[p. 18 modifica]Olimpia. Cosa?

Rieux. Questo do.

Margherita. Continua, Olimpia, non perdere il tuo tempo con lui!

Rieux. A dirvi la verità, questa storiella m’annoia!

Saint. Gastone ha ragione.

Rieux. D’altronde poi, cosa proverebbe il vostro aneddoto? che Saint-Gaudens è stato ingannato da madamigella Virginia! E non è forse questo l’aneddoto di tutti i giorni? e chi è quel disgraziato mortale che non sia stato almeno una volta ingannato? — Sic fata referunt. — ormai è una cosa più vecchia e più rancida dell’invenzione delle strade.

Margherita. Saint-Gaudens ha trovato un possente difensore nel signor de Rieux, ed io propongo un brindisi in suo onore. Il signor Saint-Gaudens è il decano della compagnia, e se non amore, desta almeno venerazione!

Saint. Ben detto, o signora, profonda venerazione!

Margherita. Chi è del mio parere, prenda il suo bicchiere, si alzi, e beva alla sua salute. (si alza vivamente, mà tosto ricade) Ah!

Saint. Che avete, o signora?

Margherita. Nulla... una vertigine senza dubbio, ma che però si è dissipata... Riprendo il mio bicchiere, e ne do il buon esempio. (fa per alzarsi ma ricade sulla poltrona: tutti s’avvicinano a lei).

Armando. Ma voi soffrite, o signora!

Margherita. Sì... un poco... ma è una cosa da nulla... un po’ d’aria, e passerà!

Saint. Allora un brindisi. (prende il bicchiere).

Olimpia. Silenzio, imbecille!

[p. 19 modifica]Saint. (restando col bicchiere alzato) Eh?

Duvernoy. (Margherita è ammalata!)

Olimpia. (Lo veggo pur troppo!)

Margherita. Datemi un bicchiere d’acqua.

Duvernoy. Ma che avete?

Margherita. Sempre la stessa cosa. Una crisi a cui vado quasi ogni giorno soggetta. Un momento di calma mi rimetterà. Voglio che passiamo la sera in allegria, balleremo, canteremo; passate intanto nella gran sala, fra pochi istanti io vi raggiungerò.

Rieux. Venite madamigella. Signor Saint-Gaudens, voi sapete che quando l’assale il suo male, ama di restarsene da sola. Coraggio, Margherita.

Margherita. Grazie.

Armando. (guardandola) (Povera donna! essa è realmente ammalata). (Tutti escono).