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Armando. Signora...
Margherita. Sapete voi quello che ora mi diceva il signor de Rieux?
Armando. Non saprei indovinarlo...
Margherita. Mi diceva che, durante la mia malattia, voi siete più volte venuto a chieder nuove della mia salute.
Armando. È vero, o signora.
Margherita. Permettetemi allora che ve ne ringrazi, ed alla presenza di tutti questi signori, perchè nessuno di essi ha fatto altrettanto.
Varville. Io, per esempio, a quell’epoca non vi conosceva.
Margherita. Ed il signore che non mi conosce che da cinque minuti?... Bisogna convenire che voi, signor Varville, siete nato per dir sempre delle assurdità. (Nanetta entra coi domestici che portano la tavola).
Duvernoy. A tavola, signori, perchè io muoio dalla fame.
Varville. Tornerò a vedervi, Margherita, quando vi piacerà ricevermi.
Margherita. Allora soltanto? buona notte!
Varville. Signori... (esce).
Saint. Eppure mi rincresce che non resti a cenare con noi! (in questo tempo la cena è stata servita, e tutti siedono).
SCENA OTTAVA
Detti, meno Varville.
Olimpia. Mia cara amica, tu tratti troppo male quel signor de Varville!
Margherita. Lo faccio per distrarmi; eppoi non fa che