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Duvernoy. Se, aspettando il dessert, cantassimo l’aria dei bevitori?
Rieux. E baie! il cantare intanto che si mangia è passato di moda; e non so come alla vostra età si possa ancora avere una tale passione.
Duvernoy. Alla mia età?... quanti anni credete che io abbia?
Saint. Che so io? per lo meno quarantacinque battuti!
Duvernoy. L’avete sbagliata di grosso, perchè ho compiti i trentasei or son quattro giorni. (tutti ridono) Non c’è dunque che la pìccola differenza di nove!
Margherita. A proposito d’età, signor Saint-Gaudens, mi hanno raccontato un bell’aneddoto sul vostro conto.
Olimpia. Ah! è vero.
Saint. Un aneddoto? e quale?
Margherita. Si tratterebbe d’un piccolo fiacre di colore giallo!
Duvernoy. Sentiamo questa cara storiella.
Olimpia. Bisogna che vi dica che quest’infamissimo Saint-Gaudens, che sino ad ora non ha mai voluto mantenere la promessa di sposarmi...
Saint. La manterrò, Olimpiuccia mia, quando però a Dio piacerà di chiamare a sè la buon’anima del mio vecchio zio.
Olimpia. Suo zio! ed avete anche l’imprudenza di chiamarvi nipote a quell’età? Vostro zio è forse l’Ebreo errante?
Saint. Anche questo può darsi.
Rieux. Allora tutta la sua eredità consisterebbe in cinque soldi.
Olimpia. Un giorno, o piuttosto una sera...
Rieux. (picchiando sul piano-forte) È falso!