La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte prima/Capitolo V

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Capitolo V.

Anche della istessa materia e del governo della sua vita.


Un’altra fiata il santo Re mi contò che ad un’otta in Albigese le genti del paese mossero all’incontra del Conte di Monforte, che allora guardava per lo Re la terra di Albigese, e gli dissono venisse a vedere il Corpo di Nostro Signore, lo quale era divenuto in carne ed in sangue entro le mani del Prete offerente, donde essi erano al tutto meravigliati. Ed il Conte rispuose loro: Andatevi voi altri che ne dubitate, perchè, quanto a me, io credo perfettamente e senza dubbio il Santo Sagramento dello Altare, siccome nostra madre santa Chiesa ne lo testimonia ed insegna; talché io spero, in credendolo così, averne corona in Paradiso più che gli Angioli, i quali creder lo deggiono poiché il vedono a faccia a faccia.

Ancora mi contava il buon santo Re, che una volta avvenne che nel Munistero di Cluny ebbevi grande disputazione di Cherici e di Giudei; e che là si trovò un Cavaliero vecchio ed antico, lo quale richiese finalmente allo Abbate di quel Munistero, ch’elli pure avesse un poco d’udienza e congedo di parlare; il che per Messer lo Abbate, il quale non sospicava a dove volesse uscire, gli fu a gran pena ottriato. E allora il buon Cavaliero si lieva ritto di sopra la gruccia ch’egli portava a sostegno, e dice che gli si faccia venire appresso il più gran Maestro [p. 19 modifica]di que’ Giudei. E come questo gli fu assentito, il Cavaliero gli va fare questa dimanda: Maestro, rispondete; credete voi nella Vergine Maria che portò il nostro Salvatore Gesù Cristo nel fianco suo e poscia nelle sue braccia, e credete voi ch’ella l’abbia Vergine partorito, e sia madre di Dio? A che il Giudeo rispose che di tutto ciò egli non credeva neente. E il Cavaliero gli disse: Molto follemente avete risposto, e siete pazzamente ardito quando voi, che non lo credete, siete entrato per negarla in suo Munistero ed in sua magione; e che ciò sia veramente voi di presente lo apparerete; ed in così dicendo, egli leva sua gruccia, e fiere il Giudeo bene stretto sopra l’orecchio, tanto ch’egli lo stende a terra del colpo. E ciò veggendo gli altri Giudei, lievano il lor Maestro, e se ne fuggono così che ne dimora finita la disputazione de’ Cherici e de’ Giudei. Allora venne lo Abbate turbato in viso a quel Cavaliero, e gli disse: Sir Cavaliero, voi avete fatto strana follia di ciò che avete colpito e non argomentato. E il Cavaliero gli rispose: Ma voi avete fatto ancora più grande follia dello avere cosi assembrata e sofferta una tale e sì lunga disputazione di errori; perchè qui entro ci avea gran quantità di Cristiani buoni ma grossi, i quali se ne sarebbono andati miscredenti e torbi per lo argomentoso gergo delli Giudei. — E cosi vi dico io, soggiunsemi di suo il Re, che nullo, se non è gran Cherco e Teologante perfetto, non dee disputare con Giudei; ma sì dee l’uomo laico, quando elli ode male dire della Fede Cristiana, difendere la [p. 20 modifica]cosa non già solamente di parole, ma a buona spada pugnente e tagliante, non a vincere l’errore dello intelletto, ma ad attutire lo scandolezzo della bocca.

Il governamento della vita ebbe tale, che tutti li giorni udiva le ore canoniche in nota, ed una Messa bassa di requiem, e poi l’officio del giorno di Santo o Santa. Appresso desinare sempre in letto si riposava, e poi, quando n’era surto, dicea le preci de’ morti con uno de’ suoi cappellani, e poi Vespro, indi tutte le sere udía la Compieta.