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XXXVIII XL

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XXXIX. — Ora lassiamo lo conto di parlare di monsegnore T., imperciò che bene lo sapremo trovare quando luogo e tempo sará, e intendiamo a divisare sí come venne uno nano [p. 46 modifica] ala corte del re Marco, lo quale iera figliuolo di re, e lo padre l’avea cacciato imperciò ch’egli iera zembo dinanzi e di dietro e parea pur una fantasima. E questo zembo venne alo re Marco e lo re gli fece onore perch’egli iera figliuolo di re e sapea indovinare. E lo re disse alo nano: «Che ti pare di me e che ti pare che debia essere di me?». E lo nano risponde e dice: «Re Marco, voi avete in vostra corte uno cavaliere, lo quale è vostro nepote ed è lo migliore cavaliere del mondo, lo quale ti farae ancora grande disinore, il maggiore ch’anche sofferisse re neuno». E lo re Marco gli disse: «Dimi lo nome ed io sí lo faroe uccidere». E ’l nano rispuose e disse: «Se voi uccideste lui, voi non uccidereste pur lui, ma uccidereste molti cavalieri e dame che camperanno per sua prodezza». «Or di questo disinore non mi potre’ io aiutare?» E lo nano rispuose e disse che in nessun modo non si ne potrebe aiutare. «Ma voi non dovete curare neente di queste parole, imperciò ch’egli è si grazioso cavaliere a tutta gente, che de la sua prodezza tutto lo mondo ne parlerae.» E lo re rispuose e disse: «Dappoi ch’egli fie sí grazioso e cosí prode cavaliere, io non ne potrei avere tanto disinore né tanto damaggio ched io tutto no lo mi soferisca per amore di sua cavalleria». E allora disse lo re: «Nano, oggimai istae in mia corte sicuro e prendi tutto e ciò che ti fae bisogno». E lo nano si partio dal re e andoe nela sala delo palagio, e quando le dame e le damigelle lo videro venire, tutte quante incominciarono a ridere e diciano in fra loro: «Onde esce questa fantasma, ch’è venuta a corte?». Ma allora lo nano a queste parole non rispondea, ma guardò in fra li cavalieri e vide T. che non iera usato di vederlovi. E allora dimandoe e disse: «Chi è quello cavaliere ch’è cosí bello?». E allora si rispuose uno iscudiere e disse: «Egli hae nome T. e è nepote del re Marco». E incontanente si partio dalo scudiere e andoe al re e presse comiato. E lo re gli disse: «Nano, perché ti parte?». E lo nano disse: «A me è arricordato d’uno messaggio ch’io debo fare». E lo re li diede commiato e lo nano vae a sua via. [p. 47 modifica]


XL. — Or dice lo conto che dappoi che T. fue tornato a corte, lo re si fece mettere bando per tutto lo suo reame che tutti li cavalieri che hanno dame o damigelle vengano a corte, in pena d’essere distrutti. Dappoi che lo comandamento fue andato, tutti li cavalieri si s’apparechiano e ciascheduno si viene con sua dama o damigella ch’egli abbia.