La leggenda di Tristano/XL
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XLI. — Ma se alcuno mi domanderae perché lo re Marco fece andare quel bando e quello comandamento, che tutti li cavalieri venissero a corte con loro dame e damigelle, io diroe ch’egli lo fece per una damigella ch’egli amava, la quale avea nome la damigella dell’Aqua dela Spina, perché ella venisse a corte, perché la volea richiedere d’amore. E dappoi che fuorono venuti a corte tutti li baroni e li cavalieri con loro dame e con loro damigelle, e quando fue giunta la damigella dell’Agua dela Spina, lo re Marco le fece grande onore, e incontanente comandoe che le tavole fossero messe, e fue fatto suo comandamento. E dappoi che fuerono messi a tavola, lo re si fue molto dolente, perché non potea parlare ala damigella a sua volontá.
XLII. — Or dice lo conto che dappoi che la damigella vide T., parvele molto bello e incominciollo fortemente a riguardare; e T. guardando la damigella, disse che, da madonna Isaotta la bionda in fuori, una piú bella damigella di lei non si trovava. Ma tanto si guardano insieme la damigella e T. che l’uno conosce la volontade dell’altro per lo sguardare. E isguardando in cotale maniera, dicea la damigella in fra se istessa: «Ora son io aventurosa damigella, dappoi ch’io sono amata da cosí alto cavaliere». E cosí pensando la damigella, ciascheduno sí si chiama per pagato, l’uno dell’altro. E dappoi ch’ebero mangiato, la damigella venne a T. e disse a T.: «Ecco la damigella che t’ama di tutto suo cuore». E T. disse: «Damigella, grande mercede a voi, quando voi lo degnaste di dire. Ma cosí io vi dico ch’io sono cavaliere di tutto vostro amore». A tanto finirono lo loro parlamento sanza