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la leggenda di tristano |
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ala corte del re Marco, lo quale iera figliuolo di re, e lo padre
l’avea cacciato imperciò ch’egli iera zembo dinanzi e di dietro
e parea pur una fantasima. E questo zembo venne alo re
Marco e lo re gli fece onore perch’egli iera figliuolo di re e
sapea indovinare. E lo re disse alo nano: «Che ti pare di
me e che ti pare che debia essere di me?». E lo nano risponde e dice: «Re Marco, voi avete in vostra corte uno
cavaliere, lo quale è vostro nepote ed è lo migliore cavaliere
del mondo, lo quale ti farae ancora grande disinore, il maggiore ch’anche sofferisse re neuno». E lo re Marco gli disse:
«Dimi lo nome ed io sí lo faroe uccidere». E ’l nano rispuose
e disse: «Se voi uccideste lui, voi non uccidereste pur lui,
ma uccidereste molti cavalieri e dame che camperanno per sua
prodezza». «Or di questo disinore non mi potre’ io aiutare?»
E lo nano rispuose e disse che in nessun modo non si ne
potrebe aiutare. «Ma voi non dovete curare neente di queste
parole, imperciò ch’egli è si grazioso cavaliere a tutta gente,
che de la sua prodezza tutto lo mondo ne parlerae.» E lo
re rispuose e disse: «Dappoi ch’egli fie sí grazioso e cosí
prode cavaliere, io non ne potrei avere tanto disinore né tanto
damaggio ched io tutto no lo mi soferisca per amore di sua
cavalleria». E allora disse lo re: «Nano, oggimai istae in
mia corte sicuro e prendi tutto e ciò che ti fae bisogno». E
lo nano si partio dal re e andoe nela sala delo palagio, e
quando le dame e le damigelle lo videro venire, tutte quante
incominciarono a ridere e diciano in fra loro: «Onde esce
questa fantasma, ch’è venuta a corte?». Ma allora lo nano
a queste parole non rispondea, ma guardò in fra li cavalieri
e vide T. che non iera usato di vederlovi. E allora dimandoe
e disse: «Chi è quello cavaliere ch’è cosí bello?». E allora
si rispuose uno iscudiere e disse: «Egli hae nome T. e è
nepote del re Marco». E incontanente si partio dalo scudiere
e andoe al re e presse comiato. E lo re gli disse: «Nano, perché ti parte?». E lo nano disse: «A me è arricordato d’uno
messaggio ch’io debo fare». E lo re li diede commiato e lo
nano vae a sua via.