La leggenda di Tristano/XXXIII
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XXXIII. — Or dice lo conto che quando Pallamides fue abbattuto da T. per lo colpo dela spada, incomincioe a fare lo maggiore pianto che unquemai fosse fatto per neuno cavaliere e incominciossi a chiamare oissé lasso taupino, «che oramai non potroe portare arme di qui a uno anno e uno die, ché sed io potesse portare arme per aventura ancora combatterei con lui». E poi si gittoe lo scudo e l’asbergo e tutte l’arme e dice che giamai quella arme egli non porterae, dappoi che cosí malamente gli è menosvenuto. E appresso a queste parole si parte Pallamides e vae sua via, faccendo grande pianto. E istando per uno poco e la damigella la quale avea parlato a T. trovoe meser Galvano, e quando si trovono insieme si fanno grande gioia. E la damigella disse: «Saprestemi voi dire novelle delo cavaliere, lo quale conquistoe la Dolorosa Guardia?». E meser Galvano disse: «Quello cavaliere lo quale hae vinto lo torneamento credo che sia esso e porta l’arme bianche; e dappoi ch’ebe messo in isconfitta lo torneamento, incontanente si partio, sí com’elli ebe fatto il fatto, e non possiamo sapere chi si sia». E la damigella disse che lo cavaliere del’arme bianche non iera desso, ch’ella l’avea ben trovato. E allora sí si maraviglia molto meser Galvano dela prodezza del buono cavaliere e non si potea pensare chi egli si potesse essere. E allora si parte meser Galvano e la damigella per cercare di Lancialotto per lo reame di Longres.