La leggenda di Tristano/LXXXIV

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LXXXIV. — A tanto lascio lo conto di parlare di questa aventura, perché non apertiene a nostra materia, e torniamo a T. e a madonna Isotta per divisare sí com’egli istettero ala magione dela savia damigella. Ma dappoi che T. e madonna Isotta fuorono ala magione dela savia damigella, e T. ismontoe da cavallo e andoe dentro ala magione, e vide bene ch’ella iera piú bella e piú delettevole a vedere che giamai fosse veduta al mondo. E quando T. l’ebe veduta, sí uscio fuori e venne a madonna Isotta e dissele: «Madonna, or venite a vedere la piú bella magione che sia in tutto ’l mondo». E madonna Isotta ismontoe da cavallo e andoe in dela magione, e quando la vide piaquele assai oltre misura. E T. comandò a Governale ch’egli procacciasse da mangiare. Ed allora si parte Governale incontanente per andare alo castello. Ma andando in cotale maniera, ed egli si ebe trovata Braguina, la quale s’iera fuggita dalo re Marco e andava caendo madonna Isotta. E quando Governale la vide, sí gli fece grande onore. E Braguina disse e domandoe Governale: «Ov’è monsignor T. e madonna Isotta?». Ed egli sí rispuose e disse: «Braguina, stu vuogli andare lá dove sono, io sí ti metteroe diritta per la via, lá dove è T. e madonna Isotta». Ed appresso a queste parole sí insegnò la via a Braguina, per andare ala magione dela savia damigella. E quando Braguina fue ala magione dela savia damigella, ed ella vide T. e madonna Isotta con esso lui. E incontanente ismontoe da cavallo e andò a loro. E T. quando la vide, sí fece grande maraviglia, ed egli e madonna Issotta, e incontanente sí le fecero molto grande onore. E istando in cotale maniera, e Governale sí tornò con drappi da letto molto begli e richi, ed apportoe da mangiare e da bere assai e tutte quelle cose che a loro abisognava. E quando T. lo vide tornare, sí ne fue molto allegro. E poi si apparechioe da mangiare e mangiarono co molta grande allegrezza. E dappoi ch’ebero mangiato, e Governale e Braguina sí aconciarono il letto di T. ed andarono a posare. Grande è la gioia e la festa che fanno insieme ambodue gli amanti e non curano di neuna altra cosa di mondo, [p. 129 modifica] se non di menare loro vita con molta grande allegrezza, e giá di neente non si ricordano di tutte le pene ch’egli hanno giá sofferte. E tanto istettero in cotale maniera, che lo giorno apparve chiaro e bello e gli augelletti isvernano su pegli albori. E T. quando intendea gli augelletti isvernare su pegli albuscelli, ed egli disse: «Madonna, certo li due amanti trovarono bene luogo da sollazzare e molto dilettevole, per tutte cose che altrui abisognano d’avere per suo diletto». E incontanente sí appelloe Governale e disse: «Governale, vae monta a cavallo, e andrai a Tintoil e dirai alo re Marco che mi mandi lo mio distriere e la mia bracchetta. E s’egli ti domandasse lá dove noi siamo, guardati bene che tu no gli le dichi di neente né di nostro affare no gli dicessi». E Governale disse: «T., questo farò io volontieri, dappoi che a voi piace».