La leggenda di Tristano/LXXXIII

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LXXXIII. — Ma se alcuno mi domanderá come si chiama questa magione e perché fue fatta, e io si diroe che uno cavaliere di Cornovaglia si la fece al tempo del re Felices, lo quale si fue padre del re Marco. E questo cavaliere si avea una damigella di troppo meravigliose bellezze e iera molto savia damigella. E quando lo cavaliere ebene suo compimento d’amore cola damigella, e egli allora fu vie piú innamorato de lei che non iera dapprima, e amavala sí fortemente che a lui sí era tuttavia viso che quando persona neuna la sguardasse, che immantinente glile togliesse. E imperciò ch’egli iera cosí geloso, sí si mosse e andoe in questa foresta e si fece fare una magione, la piú bella che giamai fosse veduta, e fecela tutta dipignere, e per sé fece fare la sala lá dove mangiavano li due amanti, e per sé ierano le camere da dormire la state e per sé quelle da dormire il verno. E anche sí fece fare una camera molto bella, e quivi sí fece fare uno molto bello monimento, lá dov’egli si dovesse soppellire ambodue loro ala loro morte. E poi si fece fare molto belle riviere da pescare e molto begli prati da mangiare, lá dove si sollazzava lo cavaliere cola sua damigella. Ond’io voglio che voi sappiate che questa si chiama la magione dela savia damigella. E imperciò si chiama la savia damigella imperciò ch’ella sapea d’incantamenti piú d’altra damigella. E quando fuerono morti ambodue gli amanti, sí fuoro soppelliti in questo luogo, ciò è in quella camera che lo cavaliere avea fatta fare a sua vita.