La leggenda di Tristano/LXXXV
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LXXXV. — In questa parte dice lo conto, che dappoi che T. ebe fatto lo comandamento a Governale, incontanente sí montoe a cavallo e andoe per lo camino che andava a Tintoil e tanto cavalcò per sue giornate che pervenne a Tintoil. E quand’egli fue al palagio, sí ismontoe da cavallo e andoe suso in dela sala delo palagio, e trovoe lo re Marco con molti baroni e cavalieri. E Governale sí disse: «Re Marco, T. sí vi manda a dire per me che voi sí gli dobiate mandare lo suo distriere e la sua bracchetta». E lo re Marco intendendo queste parole, disse a Governale: «Or mi di, in quale parte è T. e madonna Isotta?». E Governale disse: «Re Marco, questo non saprete voi da me in nessuna maniera». E lo re Marco vedendo che no ne potea sapere neuna cosa di suoi convenentri, sí comandoe che gli fosse dato lo distriere e la brachetta, e fue fatto suo comandamento. E Governale sí montoe a cavallo e andò sua via. Ma quando lo re Marco vide che Governale sí s’iera partito, andò nela camera e incomincia a fare lo maggiore pianto che giamai fosse fatto per uno ree. E dicea: «Oi, bella dama Isotta, ora vi tiene T. in sua balia e fae di voi tutta sua volontade e ha da voi sollazzo ed allegrezza. E io, lasso re, co molta disaventura, abo per suo amore molto dolore e molto damaggio e molta vergogna. E questo non è per mia volontade, perché io di queste cose non sapea neente e non ne curava; ma per altrui sono io venuto in questo dolore, lá ond’io ho perduto tutto lo mio onore ed ho perduto tutto lo mio sollazzo e lo mio diporto». Molto si duole lo re Marco di questa aventura.