La leggenda di Tristano/CXXXVIII

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CXXXVII CXXXIX

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CXXXVIII. — In questa parte dice lo conto, che istando uno giorno lo re Marco nela sala del suo palagio con molti baroni e cavalieri di Cornovaglia, e faciano molto grande allegrezza insieme e parlavano di molte aventure. Ma istando in cotale maniera, e uno cavaliere sí venne a corte, armato di tutte arme, e quand’egli fue alo palagio delo re Marco, ed egli sí ismontoe da cavallo e andoe suso nela sala deio palagio, tutto armato sí com’egli era, e quando fue nela sala deio palagio, e lo cavaliere sí salutoe lo re e tutta sua compagna. E lo re sí gli rendeo suo saluto molto cortesemente. E istando per uno poco, e lo cavaliere si disse: «Re Marco, ora sappiate che se voi mi volete dare parola di dire tutte l’aventure, le quali uno cavaliere ha fatte da uno tempo in quae, e di contarvi sicuramente tutto quello che a me piacerae, io sí vi diroe di molto belle aventure e di molto grande, lá onde voi ne sarete molto allegro». Ma quando lo re Marco intese queste parole che lo cavaliere avea dette, incominciossi molto a maravigliare di queste parole, e non sapea in che maniera né di che cundizione lo cavaliere sí volesse dire né di che aventure. Ma istando in cotale maniera, e lo re sí disse: «Cavaliere, io sí vi dono parola, che voi sí dobiate dire tutta vostra volontade e ricontare tutto e ciò che a voi piace». E quando lo cavaliere intese queste parole, fue molto allegro e disse: «Re Marco, or sappiate che T. vostro nepote sí èe nela Pititta Brettagna. E sí vi so dire per veritade ched egli sí hae presa per sua moglie Isotta dele bianci mani, ed è la piú bella damigella che sia al mondo. Ed egli sí combatteo colo conte d’Agippi, lo quale avea tolta tutta la terra alo re dela Pititta Brettagna e puose l’assedio d’intorno [ala cittade]; e T. sí uscío fuori dela cittade tutto solo e combatteo incontra lo conte d’Agippi molto fortemente, e fece tanto per sua [p. 182 modifica] prodezza ched egli sí mise in isconfitta tutta l’oste, e lo conte d’Agippi sí fue morto per mano di T. Ond’io voglio che voi sappiate, ch’egli sí fece tanto d’arme che unquamai non fue neuno cavaliere che tanto facesse d’arme quanto lui. E dappoi che lo conte fue morto, sí come detto hoe, ed egli e lo re dela Pititta Brettagna sí cavalcarono ala cittade d’Agippi e quivi sí misero l’assedio molto grande da tutte parti. Ed appresso sí combatterono la cittade e fecero tanto, che per forza d’arme e per battaglia sí presero la cittade e tutte le ville e le castella, e tutte tornarono ale comandamenta delo re e tutti giurarono suo omaggio, sí come aviano fatte tutte l’altre sue terre. E per questa sua cagione T. sí prese Isotta dele bianzi mani per sua dama, e lo re sí gli hae donata tutta la Pititta Brettagna. Onde sappiate ched egli non tornerae giamai in Cornovaglia; ond’io sono molto allegro, imperciò ched io sí lo innodio di tutto mio cuore, perch’egli m’hae troppo offeso».