La leggenda di Tristano/CXXXIII

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CXXXIII. — In questa parte dice lo conto, che quando lo re fue levato da tavola, sí come detto è, e Ghedin sí menoe lo re in camera, e quando fuorono ambodue insieme e Ghedin sí disse: «Ree, per mia fé, io vi so dire le migliori novelle che voi aveste giamai, che T. sí ama Isotta mia suora di molto grande amore». Ed appresso sí gli divisoe tutta l’aventura; sí come detta èe. E dissegli: «Io sí glil’abo promessa di daglile a tutto suo volere, quando piaccia a voi. Ond’io sí vi priego tanto quant’io unque posso che voi sí glile dobiate dare a tutta sua volontade, dappoi che a lui piace». E quando lo re intese queste parole, fue molto allegro a dismisura. E disse: «Per mia fé, Ghedin, questo farò io molto volontieri, imperciò ch’io non so neuno re al mondo che a T. non donasse ben volontieri sua figlia per moglie. E imperciò vae tosto ed appella T. e digli che vegna a mee, ed io sí lo metteroe segnore d’Isotta mia figliuola, perch’egli ne sia sicuro d’averla al suo volere. Ed appresso sí faremo la corte molto grande, sí come si conviene».

E quando Ghedin intese queste parole, fue molto allegro, e incontanente sí si partio dalo re e andoe per trovare T., e quando fue nela sala ed egli sí incominciò a domandare di T. E uno cavaliere sí disse: «Ghedin, T. si andoe nela sua camera». E quando Ghedin intese queste parole, fue molto [p. 176 modifica] allegro e incontanente si andoe in quella parte, e quando fue ala camera ed egli sí disse: «T., venite alo ree, lo quale vi domanda». E quando T. vide Ghedin, incontanente andoe co lui, e quando fuorono ala camera, ed eglino sí trovarono lo ree, lo quale istava tutto solo. E quando lo re vide T. sí gli fece molto grande festa. Ed appresso sí disse: «T., io sono molto allegro dele parole le quali Ghedin m’hae dette; ma io sono molto dolente di voi, quando voi sostenevate neuno dolore né neuno pensiere per amore d’Isotta mia figliuola. E imperciò io sí ti la metterò in mano incontanente, ed appresso sí faremo fare la corte molto grande, sí come si conviene». Ma quando T. intese queste parole, fue molto allegro. E incontanente sí andarono ala camera, lá dov’iera Isotta co molte dame e damigelle, e quando fuoro ala camera e lo re sí prese Isotta per mano. E quando le dame e le damigelle intesero che lo re volea dare Isotta sua figliuola a T., fuorono molte allegre. E lo re sí disse: «T., prendi Isotta, la quale io vi dono, che da ora innanzi sia vostra dama; e imperciò fate vostra usanza». E quando T. intese le parole delo ree, fue molto allegro, e incontanente prese Isotta per mano e appresso sí l’abracciò e basciò davanti a tutte le dame e le damigelle. E quando T. l’ebe ricevuta Isotta, sí come detto èe, ed allora tutte le dame e le damigelle, le quali ierano nela camera, sí incominciarono tutte a fare molto grande allegrezza. Ma Isotta diventoe molto vergognosa, imperciò ch’ella non iera usata di quelle cose. Ma istando in cotale maniera, e lo re e T. e Ghedin sí si partirono dela camera e vennero nela sala delo palagio con molto grande allegrezza, e quivi si trovarono molti cavalieri, li quali non sapiano neente di queste cose e tutti parlavano l’uno coll’altro dele grandissime prodezze di T. e dele sue bellezze.