La leggenda di Tristano/CXXXIV
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CXXXIV. — E a tanto dice lo conto, che quando lo re fue nela sala, incontanente sí comandoe che fosse messo bando per tutto lo suo reame, che tutti li suoi baroni e cavalieri e tutta l’altra gente sí dovessero andare a corte, sappiendo che lo re si avea maritata Isotta sua figliuola a T., e imperciò sí volea fare la corte molto ricamente e grande, sí come si convenia. E quando lo comandamento fue andato, sí come detto èe, e tutta gente sí venne a corte, e baroni e cavalieri e poveri e ricchi, per fare onore alo re e a T. E quando fuorono a corte tutta gente, ed eglino sí incominciarono a fare molto grande allegrezza, e tutti li baroni e li cavalieri si incominciarono ad armeggiare, e tutti li damigelli sí ne menavano molto grande allegrezza, e tutte le dame e le damigelle ne faciano molto grande festa per amore dela damigella. Ma tanto dimorarono in cotale maniera che lo giorno fue venuto che T. si dovea prendere per sua moglie Isotta dele bianci mani. E istando in cotale maniera, e tutta la sala del palagio sí fue piena di baroni e di cavalieri e di dame e di damigelle, le quali sí voliano vedere isposare Isotta a T. E istando per uno poco, e Isotta sí fue venuta davanti a T., tanto bella e tanto avenante di tutte cose, che al mondo avea molte poche dame le quali fossero cosí belle come lei. E istando in cotale maniera, e T. sí isposoe Isotta dele bianci mani e presela per sua moglie, sí come detto èe. E tutta gente sí incominciò a fare grande allegrezza, sí come Dio nostro Segnore fosse venuto intra loro, e tutti diceano comunemente: «Ora possiamo noi essere al sicuro da ogne cavaliere, dappoi che T. ha presa Isotta per sua dama». Molto ne menavano grande allegrezza tutti quegli dela Pittitta Brettagna di questa aventura.