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176 la leggenda di tristano


allegro e incontanente si andoe in quella parte, e quando fue ala camera ed egli sí disse: «T., venite alo ree, lo quale vi domanda». E quando T. vide Ghedin, incontanente andoe co lui, e quando fuorono ala camera, ed eglino sí trovarono lo ree, lo quale istava tutto solo. E quando lo re vide T. sí gli fece molto grande festa. Ed appresso sí disse: «T., io sono molto allegro dele parole le quali Ghedin m’hae dette; ma io sono molto dolente di voi, quando voi sostenevate neuno dolore né neuno pensiere per amore d’Isotta mia figliuola. E imperciò io sí ti la metterò in mano incontanente, ed appresso sí faremo fare la corte molto grande, sí come si conviene». Ma quando T. intese queste parole, fue molto allegro. E incontanente sí andarono ala camera, lá dov’iera Isotta co molte dame e damigelle, e quando fuoro ala camera e lo re sí prese Isotta per mano. E quando le dame e le damigelle intesero che lo re volea dare Isotta sua figliuola a T., fuorono molte allegre. E lo re sí disse: «T., prendi Isotta, la quale io vi dono, che da ora innanzi sia vostra dama; e imperciò fate vostra usanza». E quando T. intese le parole delo ree, fue molto allegro, e incontanente prese Isotta per mano e appresso sí l’abracciò e basciò davanti a tutte le dame e le damigelle. E quando T. l’ebe ricevuta Isotta, sí come detto èe, ed allora tutte le dame e le damigelle, le quali ierano nela camera, sí incominciarono tutte a fare molto grande allegrezza. Ma Isotta diventoe molto vergognosa, imperciò ch’ella non iera usata di quelle cose. Ma istando in cotale maniera, e lo re e T. e Ghedin sí si partirono dela camera e vennero nela sala delo palagio con molto grande allegrezza, e quivi si trovarono molti cavalieri, li quali non sapiano neente di queste cose e tutti parlavano l’uno coll’altro dele grandissime prodezze di T. e dele sue bellezze.


CXXXIV. — E a tanto dice lo conto, che quando lo re fue nela sala, incontanente sí comandoe che fosse messo bando per tutto lo suo reame, che tutti li suoi baroni e cavalieri e tutta l’altra gente sí dovessero andare a corte, sappiendo che