La leggenda di Tristano/CXCVIII
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CXCVIII. — In questa parte dice lo conto, che quando la damiscella vide madama la reina Ginevra, ed ella sí la salutoe molto cortesemente e la reina sí le rendeo suo saluto molto cortesemente, e li cavalieri altresie. E a tanto la damiscella disse: «Madama la reina, io vi posso dire le migliori novelle, che voi aveste mai da nessun altro, che lo re Arturi si è diliverato per uno cavaliere, lo quale io trovai nel grande diserto ed è lo piú pro cavaliere, lo quale unqua vedesse; ma io non soe suo nome né suo essere, imperciò ch’egli no mi volle dire suo nome. Ma io v’abo recata la testa di quella damiscella, la quale v’hae fatto questo dammaggio di monsignor lo re Artú, e imperciò prendetela; che questa è quella damiscella, onde io v’ho parlato». Ma quando madama la reina Ginevra intese queste parole, fue molto allegra e disse: «Damiscella, io vo’ priego che voi sí mi dobiate dire, ch’è adivenuto delo cavaliere lo quale hae diliverato lo ree, imperciò ch’io credo che sia monsignor Lansalotto». E a tanto disse la damigella: «Per mia fé, madama, ch’io non vi so dire lo nome delo cavaliere, lo quale hae fatta questa prodezza. Onde io credo ch’egli verrá colo re a corte. E a tanto vi comando a Dio, imperciò ch’io non posso piú dimorare, imperciò che io abo fatto lo messaggio, lo quale a me fue comandato». E incontanente si partío delo palagio dela reina e incominciò a cavalcare di fuori da Camellotto con molta grande allegrezza, ché sí bene avea fatto lo messaggio, che sua dama gli avea comandato. E madama la reina Ginevra incominciò a fare molto grande allegrezza, e tutti gli altri cavalieri e tutte le dame e le damiscelle altresie, per amore diio re Artú. Imperciò ch’io voglio che voi sappiate che lo re non iera istato a Camellotto si era passato uno grande tempo, laonde tutti sí crediano che egli giá mai non si trovasse; onde tutti ne faceano molto grande allegrezza, vedendo sí come egli era stato diliverato. Ma ora lascia lo conto di parlare di madama la reina Ginevra e di sua compagnia, e torno a T., di cui si vuole divisare la storia verace.