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CLXXIX CLXXXI

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CLXXX. — Ma se alcuno mi domanderae come aviano nome li due cavalieri, li quali erano a casa delo forestiero, io diroe ch’egli erano cuscini di messer Galvano lo leale, e l’uno si avea nome Gariet, e l’altro si avea nome Garies, ed ierano molto buoni cavalieri di loro cuore. Ma tanto dimorarono in cotale maniera e parlando di molte aventure, che T. avea bene intese tutte le parole, le quale li cavalieri aviano dette, ma tutta fiata egli sí si ne sedea, intendendo tutte le parole le quali eglino diceano. Ma istando in cotale maniera, e lo forestiero si andò alo re siniscalco e agli altri cavalieri, per intendere le parole le quali eglino diceano di lui; ma quando egli intese ch’eglino diceano delo cavaliere, incominciossi molto a maravigliare com’eglino dispregiavano tanto lo cavaliere. E disse loro: «Certo, Gariet, io non so come voi dispregiate cosí malamente questo cavaliere, ché per mia fé io non vidi unqua neuno cavaliere, che fosse tanto bello quanto è questi; ch’io posso bene dire che questi è assai piú bello cavaliere, al mio parere, che non è monsignor Lansalotto. E certo s’egli non fosse pro cavaliere di sua persona, da poi ch’egli è cotanto bello, questo sarebe contra ragione e sarebe troppo gran damaggio». Ma istando per uno poco, e lo re siniscalco disse: «Per mia fé, forestiero, voi dite veritade, che egli este molto bello cavaliere; ma egli non è pro cavaliere d’arme. Onde io voglio che voi sappiate ch’egli sí è di Cornovaglia, cioè lá dove sono li piú malvagi cavalieri che siano al mondo; e imperciò non è da maravigliare s’egli non è pro cavaliere, imperciò che in quello reame non fue anche neuno buono, se no lo re Filice, lo quale fue padre delo re Meliadus de Leonis. E quegli fue naturale [e] pro cavaliere d’arme a [p. 235 modifica] dismisura, ma tutti gli altri sono begli di loro persone sopra tutti gli altri cavalieri, ma sono vile gente per combattere)». Molto si maravigliano li cavalieri di questa aventura. Ma tanto stettero li cavalieri in cotale maniera, che l’ora appressima del mangiare, e lo forestiero incominciò a mettere le tavole in uno molto bello verziere; e quando le tavole fuorono messe, e li cavalieri andarono alo verziere, lo quale iera molto bello e dilettevole a vedere. E lo re siniscalco disse: «Certo a questo verziere hae mangiato molte fiate monsignore lo re Arture, lo migliore re che sia al mondo. E ora no lo possiamo ritrovare in nessuna maniera; laond’è molto grande damaggio di lui, quando tutti li cavalieri di sua corte vanno erranti per lui e no lo possono trovare in nessuna maniera». Molto parlano li cavalieri delo re Artú.