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234 | la leggenda di tristano |
appellare lo cavaliere bello e malvagio». E quando li due
cavalieri intesero le parole dissero: «Per mia fé, noi ne maravigliamo assai di questo cavaliere, lo quale è cotanto bello.
Ma tutta fiata potrebe essere, perché al mondo non hae tanti
belli cavalieri, quanti sono quegli di Cornovaglia». Molto
parlano li tre cavalieri di T.
CLXXX. — Ma se alcuno mi domanderae come aviano nome li due cavalieri, li quali erano a casa delo forestiero, io diroe ch’egli erano cuscini di messer Galvano lo leale, e l’uno si avea nome Gariet, e l’altro si avea nome Garies, ed ierano molto buoni cavalieri di loro cuore. Ma tanto dimorarono in cotale maniera e parlando di molte aventure, che T. avea bene intese tutte le parole, le quale li cavalieri aviano dette, ma tutta fiata egli sí si ne sedea, intendendo tutte le parole le quali eglino diceano. Ma istando in cotale maniera, e lo forestiero si andò alo re siniscalco e agli altri cavalieri, per intendere le parole le quali eglino diceano di lui; ma quando egli intese ch’eglino diceano delo cavaliere, incominciossi molto a maravigliare com’eglino dispregiavano tanto lo cavaliere. E disse loro: «Certo, Gariet, io non so come voi dispregiate cosí malamente questo cavaliere, ché per mia fé io non vidi unqua neuno cavaliere, che fosse tanto bello quanto è questi; ch’io posso bene dire che questi è assai piú bello cavaliere, al mio parere, che non è monsignor Lansalotto. E certo s’egli non fosse pro cavaliere di sua persona, da poi ch’egli è cotanto bello, questo sarebe contra ragione e sarebe troppo gran damaggio». Ma istando per uno poco, e lo re siniscalco disse: «Per mia fé, forestiero, voi dite veritade, che egli este molto bello cavaliere; ma egli non è pro cavaliere d’arme. Onde io voglio che voi sappiate ch’egli sí è di Cornovaglia, cioè lá dove sono li piú malvagi cavalieri che siano al mondo; e imperciò non è da maravigliare s’egli non è pro cavaliere, imperciò che in quello reame non fue anche neuno buono, se no lo re Filice, lo quale fue padre delo re Meliadus de Leonis. E quegli fue naturale [e] pro cavaliere d’arme a