La leggenda di Tristano/CLXXXI

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CLXXX CLXXXII

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CLXXXI. — In questa parte dice lo conto, che tanto dimorarono in cotale maniera, ch’eglino si presero l’agua ale mani e puosensi a tavola. E istando per uno poco, e le vivande sí vennero a molto grande dovizia e incominciarono tutti a mangiare, imperciò che a loro si abisognava assai. Ma a T. si abisognava piú che a neuno degli altri cavalieri. Ma istando per uno poco, e lo forestiero incomincioe molto a risguardare alo cavaliere, cu’eglino tanto aviano dispregiato, e dicea infra se istesso: «Certo questi è tanto bello cavaliere ed è sí cortese di sua persona, che non può essere ch’egli non sia pro cavaliere, quando egli non cura di queste cose né di tanta villania, quanta è istata detta di lui». Molto parla lo forestiero di questa aventura. Ma tanto stettero in cotale maniera, ch’egli ebero mangiato, e dappoi si levarono da tavola e andarono per lo verziere, diportandosi e parlando di molte aventure. Ma tanto dimorarono in cotale maniera, che la notte fue venuta. E quando T. vide la notte, immantenente andò alo forestiero e fece acconciare lo suo cavallo, sí come si convenia, e quando fue acconcio, e T. sí andoe nela sala dela magione, lá dov’ierano gli altri cavalieri. E istando uno poco, e lo forestiere fece acconciare le letta molto riccamente, si [p. 236 modifica] come a loro si convenia, e li cavalieri andarono a posare. Ma T. andò a posare tutto solo in una camera, e quand’egli fue a letto ed egli sí si posoe, perché a lui abisognava assai. Ma dappoi che T. fue a posare, e li tre cavalieri si andarono ala camera e incominciarono a parlare molto delo cavaliere di Cornovaglia, e molto si maravigliavano quando egli era venuto in quello diserto, imperciò che non iera loro usanza d’andare per molti reami. Ma tanto dimorarono in cotale maniera, ch’egli andarono a posare, e quando fuorono a letto ed eglino sí dormirono infino alo maitino.